C’è nell’interiorità una saggezza intrinseca che ci parla attraverso i sintomi così come attraverso quelle sensazioni che ci spingono magneticamente verso delle persone, delle letture o delle idee.
L’andare incontro a quei bisogni più profondi trascurati e prendersene carico è un obbligo di buon senso che ognuno dovrebbe avere verso se stessi pena l’infelicità.
Persino in questo momento chi si è intrattenuto a leggere queste parole in realtà è spinto da una ricerca interiore dettato da qualche bisogno che cerca accoglimento.
Sintonizzarsi con questa parte saggia, che alberga in ognuno di noi è un lavoro indispensabile che lo psicoterapeuta deve necessariamente fare con la persona che si è rivolto a lui, perché sono proprio le emozioni vissute nel loro incontro che sanciscono se ci si sta prendendo cura di se o no.
Ma, in parole povere, cosa fa’ la psicoterapia?
È possibile con la psicoterapia guarire o curare i sintomi di una patologia psichica?
Oggi parleremo di una tecnica psicoterapeutica il PPM (Psicoterapia Psicoanalitica Mutativa) capace di promuovere la salute psichica, e dunque ridurre o risolvere i sintomi di un disturbo psichico o di un malessere emotivo, per maggiori info consultate pure la pagina https://www.giuliadecarlo.it/catalogo-libri-di-riferimento-teorico-clinico/.
Cos’è in breve una psicoterapia psicoanalitica mutativa detta PPM?
E una tecnica psicoterapeutica che parte dal presupposto che nel problema c’è anche la soluzione.
Cosa significa?
Mettiamoci nei panni di una persona che chiede una consultazione.
Chiede una consultazione perché ha un problema per esempio attacchi di panico.
Dunque il problema contiene già la soluzione cioè non avere più gli attacchi di panico.
Qui si apre la questione che legherà il terapeuta al richiedente poiché da questo momento il poi inizierà un dialogo avente come protagonista il problema e come risolverlo.
Molti non sanno che attraverso il sintomo si dischiudono le porte a quella che è la parte più intima e dolorante della persona, anche se in maniera simbolica.
E a questo punto che entra in gioco l’abilità dello specialista, egli deve fare due cose in particolare per poter dare avvio a una relazione curativa.
Uno è quella di accogliere il dolore dell’altro e il secondo è quello di indicare la strada per poterne uscire.
In realtà sembrerà un paradosso ma l’unica strada per uscire da un problema è entrare ancora di più nel problema stesso.
Che significa?
Significa analizzare il problema, scandagliarlo, guardarlo da più angolazioni e da diverse prospettive ecc..
Solo la persona che soffre può sapere se si sta imboccando la strada giusta e se da questa analisi si stanno ottenendo risultati.
La sensazione di andare nella direzione giusta è una esperienza che si può riconoscere solo vivendola. Questa sensazione può essere stata provata anche nel passato ed è assimilabile a quella emozione provata quando si esce da una situazione difficile, quando, per esempio, si risolve un problema che ci affliggeva. E’ una sensazione in cui si apre un mondo di speranze, in questo stato, spesso, ci si può anche sentire profondamente compresi.
Molte persone che hanno fatto un percorso di crescita personale possono aver vissuto questa sensazione, accompagnata anche da un’altra sensazione, che è quella di sentirsi illuminare, di aver avuto una epifania e poter dire “eureka”. La persona in quel momento mostra di comprende delle dinamiche profonde di se stessa… ci si può sentire felici ed è frequente dirsi: -“Mmm. Ecco perché stavo così! Ora ho capito!“.
C’è nell’interiorità una saggezza intrinseca che ci parla attraverso i sintomi così come attraverso quelle sensazioni che ci spingono magneticamente verso delle persone, delle letture o delle idee.
Sintonizzarsi con questa parte saggia che alberga in ognuno di noi è un lavoro indispensabile che il terapeuta deve necessariamente fare con la persona che si è rivolto a lui in quanto, sono proprio le emozioni vissute in quel incontro, che sanciscono se si sta curando un malessere psichico o no.
Molti non sapranno che l’animo umano da solo spontaneamente attua modalità di cura psichica. Accade un po’ come accade nel sistema immunitario. Il corpo attraverso i globuli bianchi… in modo indipendente dalla volontà della persona… agisce affinché noi possiamo guarire o difenderci da batteri o virus.
La stessa cosa accade nella psiche, infatti questa, all’insaputa della volontà, se soggetta a stress intensi, reagisce in modo autonomo ristabilendo una condizione di equilibrio. Si può dire che così come esiste un sistema immunitario fisico esiste un sistema immunitario psichico.
Questo fenomeno per esempio si può osservare nei sogni, infatti può accadere che la soluzione a una situazione che desta preoccupazione la si può ritrovare grazie a un sogno.
Sembra strano, ma spesso, sognare può essere più produttivo della nostra mente da svegli. Nei sogni, per esempio, si possono realizzare desideri; possiamo sognare di essere eroi o di mangiare qualcosa di buono… spesso si fanno sogni erotici… e dunque è comprensibile come, alle volte, sognare e un po’ come realizzare.
Si compensano attraverso i sogni vissuti di inferiorità o di invidia, che una persona ha provato durante la giornata e che sono rimasti come scorie nell’interiorità. La psiche le evacua con un bel sogno in cui noi siamo dotati di grandi abilità e veniamo ammirati.
Ritornando al discorso sulla psicoterapia saggia il nesso con il discorso riportato sopra sta nel fatto che ciò che è celato nel profondo dell’animo umano può essere una risorsa importantissima per trovare le soluzione al proprio malessere e un psicoterapeuta competente deve conoscere e saper attingere da questo bacini inesauribile se vuole aiutare una persona.
La psiche sa’ di cosa ha bisogna, mentre spesso le persone si allontanano da loro stesse e da ciò che le renderebbe felici. Questo può accadere per gli intensi impegni famigliari, per il troppo lavoro, il tram tram della vita quotidiana. Tutti questi fattori possono comportare un progressivo allontanamento da ciò che erano i nostri sogni e desideri e questa situazione a lungo andare può nuocere alla salute.
E dunque ritornando al nostro attacco di panico cosa egli ci è venuto a raccontare circa il nostro modo di vivere?
Probabilmente ci vorrà segnalare che ci siamo allontanati da qualcosa che per noi era vitale per esistere.
Così la persona in consultazione inizia il racconto della sua vita e del suo male. Ci racconta dei momenti in cui ha avuto gli attacchi di panico, cosa ha vissuto, come li ha vissuti, come vive l’idea che gli possono tornare ecc..
In questo racconto la mente del paziente può entrare in sinergia con la mente del terapeuta (naturalmente se questo ha delle risorse e delle competenze teoriche ma soprattutto relazionali) ed è proprio questo mettere in risonanza due interiorità che apre la strada alle risoluzioni.
Due menti insieme possono creare uno spazio immaginario dove si è in due a mettere le mani in quella creta informe che è un problema senza soluzione. Così piano piano il problema comincia ad avere una forma e la creta diventa un vaso, una portacenere o altro.
Ragionare scandagliare il problema, esaminarlo, riesaminarlo, cercare soluzioni e scartare quelle risposte che sono state fallimentari è ciò che in parole povere accade negli scambi verbali tra paziente e terapeuta, ma questa è solo la punta dell’iceberg, al di sotto c’è molto altro.
Due menti insieme possono trovare risposte e soluzioni all’enigma che rappresenta un sintomo. Possono servire poche o tante sedute ma ad un certo punto sarà chiaro ad entrambi cosa sarà necessario fare.
E’ a questo punto si entrerà in una nuova fase.
La persona avrà il coraggio di provare a intraprendere un percorso di cambiamento, di fare quelle scelte che sino ad allora non aveva coraggio di prendere, di abbandonare delle modalità di essere cristallizzate?
Questo non significa cambiare atteggiamento da un momento all’altro e stravolgere la propria vita, assolutamente no. Significa solo, permettersi o no, di fare dei tentativi e verificare la bontà o meno delle idee realizzate in questo scambio, e dunque verificare gli effetti nella vita reale delle conclusioni a cui si è giunti insieme con il terapeuta.
Questa fase è la fase in cui è necessario avere coraggio nello sperimentate modalità nuove di essere. L’ alternativa è l’abbandono definitivo o la rassegnazione alle cose così come stavano.
E dunque una persona può dirsi: “Ma se alla fine ho convissuto sino ora con gli attacchi di panico, forse posso anche continuare a vivere così”.
E questo è un tornare indietro utilizzando una pregressa modalità di non occuparsi o preoccuparsi troppo di sé stessi, pensando magari: “Tanto poi passa! ”.
Peccato che, se anche è vero che l’attacco di panico passa, è pur vero che ritorna, e dunque come porre la questione?
Si ritorna al punto di partenza indietro non si può tornare ma andare avanti è difficile.
In realtà nella vita l’unica strada che porta alla salute è quella della maturazione psichica, cioè quel progredire nel modo di essere raggiungendo sempre una maggiore saggezza. Una modalità che tiene conto, che per essere felici e appagati, bisogna fare un lavoro con sé stessi; che non è ricordare passo per passo qual è il mio passato, così come molte psicoterapie fanno non occupandosi del presente, ma è quello di cominciare a meditare su ciò ci rende felici e ciò che invece ci ha reso infelici. L’andare incontro a quei bisogni più profondi trascurati e prendersene carico è una necessita che ognuno dovrebbe avere verso se stesso l’alternativa è l’infelicità.
Per saperne di più sulla tecnica del processo psicoterapeutico mutativo, chiamata con l’acronimo PPM, consultare la pagina https://www.giuliadecarlo.it/catalogo-libri-di-riferimento-teorico-clinico/ .
Grazie dell’attenzione
Psicologa, Psicoterapeuta
Dott.ssa Giulia I. De Carlo
Studio in: corso Gramsci 133, Palagianello (Ta)
tel 3201987812 email: giuliadecarlo@hotmail.com