Jung diceva: “Finché non prenderai coscienza, l’inconscio governerà la tua vita. E tu lo chiamerai destino. “— Carl Gustav Jung.
L’inconscio è una dimensione psichica comprendente pensieri, impulsi, emozioni, rappresentazioni, modelli di comportamento che stanno alla base dell’agire umano ma di cui, in genere, non si ha la piena consapevolezza.
Le esperienze rimosse o dimenticate non vengono cancellate dalla nostra coscienza ma rimangono depositate in un posto nel cervello (appunto l’inconscio) da cui poi esercitano la loro influenza al momento opportuno.
Lo possiamo considerare come un archivio di una biblioteca chiuso a chiave, custodito da un portiere e gestito da una bibliotecaria. Freud chiamò “CENSURA” l’attività di sbarramento che opera questo portiere, mentre la bibliotecaria avrebbe la funzione di archiviare tutto in appositi scaffali, ordinati in modo tale, che seguendo un certo ordine, tutte le informazioni possano esssere recuperate.
Al momento opportuno, quando si verifica una certa circostanza nel presente, la nostra bibbliotecaria è pronta a recuperare tutto il materiale che nella nostra memoria è depositato, e che, per qualche motivo, richiama il momento che stiamo vivendo. Ciò avviene nell’arco di millesimi di secondo, queste memorie, poi rappresenterebbero gli elementidi base per interpretare la situazione contingente. Per cui le informazioni contenute in questo mondo inconscio diventano quelle lenti attraverso le quali diamo senso alle vicende che ci accadono. Da questo si desume come, in realtà, la nostra visione delle cose non dipende dalle informazioni, che in un istante cogliamo dai sensi, ma da tutta una serie di esperienze pregresse che spesso ne deformano il senso. Questa è la ragione per cui conoscere la propria stroria è importante per non lasciare che l’inconscio, appunto, come una lente, deformi la visione che abbiamo di noi stessi, degli altri e dell loro intenzioni. Teniamo inoltre in considerazioni che se siamo influenzati da un “qualcosa di inconscio” che ci condiziona “sempre” è chiaro che poi si verificherenno nella nostra vita situazioni che negli anni si perpetueranno. Nelle relazioni di coppia si vede bene questo fenomeno, per esempio, c’è chi viene sempre tradito, chi viene sempre maltrattato, chi si prodiga ma non viene riconosciuto e chi viene sempre accusato; ci sono un’infinità di situazioni relazionali simili che si perpetuano incessantemente nonostante si passi da un partner all’altro. La ragione per cui ciò accade è stata ampiamente studiata da tanti autori, Jung e Freud sono stati tra i più importanti pionieri su questo fronte, sviluppando metodiche per uscire da quelle maglie che ci tengono legati all’inconscio e che pongono i presupposti per far concludere, per esempio le nostre relazioni , sempre nello stesso modo. Questo ripetersi venì chiamato “coazione a ripetere “.
A loro modo questi pionieri usavano l’esplorazione dell’inconscio per uscire dalla “coazioni a ripetere”.
Vediamo come la persona comune può chiamare destino, ciò che invece è un tranello dell’inconscio (la coazione appunto) e rassegnarsi a certe situazioni nefaste a cui in realtà c’è una soluzione.
Freud si occupava prevalentemente di nevrosi, isterie, disturbi nella sfera relazionale e affettiva e secondo lui interrompere il ciclo delle coazioni significava guarire. Per Jung invece le ripetizioni e le stesse problematiche in cui l’individuo tendenziamente finiva rappresentavano quei “complessi non risolti”che bloccavano il processo di realizzazione personale (processo che lui chiamò processo di individuazione).
Comunque, teniamo a mente che, questo archivio non contiene solo i nostri ricordi… di solito quelli rimossi… di esperienze dolorose, ma anche informazioni che risalgono ai nostri genitori, nonni, avi, parenti, amici, conoscenti, o alla cultura a cui apparteniamo e così via. Carl Gustav Jung infatti distingueva l’inconscio in inconscio personale più prossimo alle nostre esperienze e un inconscio collettivo appartenente universalmente a tutti gli esseri umani. Possiamo paragonare l’inconscio collettivo come l’insieme degli oceani che abrarcciano i continenti e l’inconscio personale la personale spiaggia dove in cui ogni notte ci immergiamo nel momento in cui andiamo a dormire.
Se riflettiamo un attimo, ci possiamo rendere conto che noi passiamo una grande quantità di tempo immersi nell’incoscio, per sempio, durante la notte, sia se sognamo che non sogniamo, oppure anche durante la veglia quando siamo distratti e catturati da fantasticherie.
E dunque se vogliamo capire cos’è l’inconscio è come influenza la nostra vita basta guardare intanto ai nostri sogni… come sono strani, illogici, e spesso imbarazzanti per abituarci all’idea di quanto tempo noi siamo immersi in questa dimensione. Dopo aver preso confidenza con questa dimensione intima possiamo domandarci quanto tempo noi passiamo immersi nelle fantasticherie ad occhi aperti, anche questi sono un pò come i sogni della notte.
Ci si potrebbe domandare perché facciamo un certo sogno piuttosto che un altro oppure abbiamo delle fantasie specifiche. Quali sono i bisogni che ancora non trovano udienza dentro di noi.
Se vogliomo capire con quali occhiali guardiamo il mondo bisognerebbe fare un lavoro osservando i nostri amici, colleghi e partner. Chi ci ricordano del nostro passato? E cosa è successo con loro?
Forse se siamo fortuna potremo capire quali conti in sospeso sono depositati nel nostro inconscio e cosa egli ci chiede di fare. Finchè non sarà saziato ci spingerà verso quella fame o quella sete che necessita di essere soddisfatta. Ma capire di quale cibo o bevanda ha bisogno non è facile, spesso è anche doloroso, ma una cosa è certa, che poi alla fine, una volta saziato l’inconscio di quel bisogno per qualche effetto straordinario… e anche magico… nella nostra vita tante cose di aggiustano.
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitico
Dott.ssa Giulia De Carlo
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