I Modelli Relazionali secondo la trilogia:
Struttura – Carattere – Sintomatologia di Jean Bergeret
Secondo la scuola francese psicoanalitica ogni tipo di struttura profonda della personalità potrebbe dare origine a differenti modelli relazionali, alcuni situati nell’ambito del carattere, altri più o meno radicati nel registro patologico. Questo rimanda alla concezione riguardante come gli aspetti strutturali profondi della personalità si organizzino per poi manifestarsi nel comportamento esteriore. Nel linguaggio comune, la struttura resta una nozione che indica una disposizione complessa, ma stabile e precisa, delle parti che la compongono, e cioè il modo stesso in cui si articola un tutto e il modo in cui le parti di questo tutto sono ordinate tra loro. Nella moderna psicoanalisi si ritiene che le relazioni che un individuo instaura dipendono dal cosiddetto “oggetto interno” e in questo senso potremo pensare a questo oggetto come a quell’elemento stabile che tiene insieme le parti di cui uno psichismo si compone. In soldoni si potrebbe affermare che l’”oggetto interno” è la rappresentazione dell’altro che ogni persona si porta dentro e dipende dall’interiorizzazioni delle tante relazioni vissute, specialmente nell’infanzia. Lachmann un famoso psicoanalista americano sostiene che questo “oggetto interno” dà luogo a una serie di aspettative di risposte relazionali. Questo stato di cose diventa una specie di profezia che si autorealizza poiché un individuo influenzerà attivamente l’altro verso un tipo di reazione se implicitamente si aspetta una certa risposta. Molte ricerche sull’infanzia hanno dimostrato valido questo paradigma. Dunque sembrerebbe che sussista un rapporto speculare tra la rappresentante dell’altro interiorizzato e la tipologia strutturale. Questo ci rimanda alla questione delle tipologie strutturali e di come nascano e si sviluppino. La psicoanalisi ha formulato una teoria della mente, chiamata metapsicologia, per definire le leggi generali dello psichismo. Secondo questo modello la psiche e formata da io es e super-io e c’è un processo evolutivo espresso in varie fasi che determina durante l’infanzia come sarà un individuo adulto. Ciò che poi la psicoanalisi fa’ è desumere dal comportamento esterno, la strutturazione profonda seguendo una logica di tipo deduttivo. Dunque in definitiva la psicoanalisi analizza il carattere, ossia la manifestazione esterna. Gli studi sul carattere hanno dimostrato che se la struttura profonda può essere racchiusa in un numero limitato di tipologie invece il carattere si esprime in una moltitudine di modi. Gli autori che si sono occupati di caratteriologia si sono trovati a dover catalogare centinaia di modalità differenti di manifestarsi, rendendo difficile poter creare degli insiemi di tipi di persone assimilabili. La psicodinamica invece è stata assunta come modalità elettiva da alcuni autori proprio perché ha il merito di poter sintetizzare in poche tipologie profonde una serie molteplice di modalità comportamentali esterne. Sulla base di questo modello che è nato anche il PDM ossia il Manuale Diagnostico Psicodinamico.
Bergeret nel testo “Personalità normale e patologica” riunisce in un unico volume gli sforzi che sino al 1963 aveva intrapreso per chiarire l’articolazione dei fenomeni manifesti del carattere e dei sintomi rispetto agli elementi metapsicologici più stabili e profondi, che si situano sul piano latente della struttura della personalità.
Bergeret a proposito di questa questione afferma:
“Molti autori si sono interessati ad alcuni aspetti frammentari della trilogia struttura – carattere – sintomatologia ma alcuni aspetti sono stati un po’ trascurati dall’approccio caratterologico. La caratterologia potrebbe essere utilmente considerata come una scienza destinata a precisare i punti d’incontro metapsicologici fra le molteplici manifestazioni relazionali possibili delle diverse strutture di base. Ogni tipo di struttura profonda della personalità potrebbe così dare origine a differenti modelli relazionali, alcuni situati nell’ambito del carattere, altri più o meno radicati nel registro patologico. Io penso che sia oggi necessario introdurre una concezione della sistematica che tenga maggiormente conto della dinamica e della genetica freudiane. Molte personalità, infatti, corrispondono a degli abbozzi di strutturazione imperfetti o incompiuti; si riscontra, in un certo numero di casi e per molto tempo, la possibilità sia di un cambiamento delle cose rispetto alla strutturazione definitiva, sia di un arresto dell’evoluzione strutturale, di durata molto variabile da un soggetto all’altro, a livello di una semplice disfunzione latente, che non presenta alcun carattere definitivo. Inoltre si possono notare alcune fissazioni caratterizzate da una fragile organizzazione difensiva, molto costosa dal punto di vista economico, ma che permette di conservare ugualmente tutte le capacità evolutive, in una direzione più stabile e solida. Tutto sommato, le personalità nettamente strutturate, corrispondenti ad un modello di funzionamento economico stabile e al tempo stesso ben integrato (condizione essenziale all’etichetta di normalità all’interno di una categoria strutturale definitivamente fissata), si riscontrano più raramente di quanto si possa pensare. Tali personalità non potrebbero formarsi che in un contesto ontogenetico limitato, e soltanto in momenti precisi di questa ontogenesi.”
Uno degli scopi che Bergeret dichiara di voler raggiungere è quella di poter arrivare ad un punto in cui fosse possibile abolire le definizioni troppo facili di “tipi misti” (di cui non si conoscono, spesso, né la natura, né i livelli di “interrelazione”). A tale proposito a Bergeret appare molto funzionale l’utilizzo del termine struttura, in quanto richiama al concetto di organizzazione di base sottostante il manifestarsi del comportamento. In questo modo il vocabolo “struttura” acquista un significato più preciso, limitato agli elementi di base della personalità, alle modalità di organizzazione sul piano profondo e dello strutturarsi dei sintomi quando interviene un fenomeno morboso. Gli psicopatologi, infatti, occupandosi essenzialmente dell’aspetto funzionale di questi sintomi o di questi caratteri, considerano la loro genesi, la loro originalità e le loro limitazioni come dipendenti dalla natura e dalla varietà della struttura di base della personalità sulla quale si reggono.
Bergeret a questo punto afferma:
“Possiamo dunque concepire da un lato la struttura della personalità (detta comunemente in psicopatologia “struttura”) come la base ideale di sistemazione stabile degli elementi metapsicologici costanti ed essenziali di un soggetto, e dall’altro il carattere come il livello di funzionamento manifesto e non patologico della struttura, così come è stata definita. In quest’ottica, la sintomatologia indica semplicemente il funzionamento patologico di una struttura che si scompensa, quando fattori conflittuali interni ed esterni non sono più equilibrati da un gioco efficace (e non perturbatore) dei meccanismi di difesa e di adattamento.”
Egli tenta di riconsiderare la funzione del sintomo rispetto alla struttura di base da una parte e al funzionamento del carattere dall’altra. Una tale concezione d’insieme, essenzialmente dinamica, non può che essere sviluppata nel quadro di una posizione e di una riflessione autenticamente psicoanalitiche. Alla luce degli studi di Freud, e dei contributi odierni alla psicoanalisi, diviene possibile comprendere la struttura come elemento organizzatore di base della personalità in una situazione attiva e relazionale.
Approfondisci leggendo gli articoli sullo stesso argomento:
https://www.giuliadecarlo.it/il-concetto-di-personalita-normale-e-patologica-per-jean-bergeret/
Bibliografia
Bergeret J. (1976), “Depressione e Stati-Limite”, Il Pensiero Scientifico, Roma, 1989
Bergeret J. (1982). Tossicomania e personalità. Bari, Dedalo, 1983.
Bergeret J. (1983). L’imago maternelle chez le petit Hans. Rev. Franç. Psychanal., 47, 4, 899-920.
Bergeret J., Soulé M. et al. (2006). Anthologie du foetus. Abords Pluridisciplinaires. Paris , Dunod.
Bergeret J. (1984), “La personalità normale e patologica. Le strutture mentali, il carattere, i sintomi”, Raffaello Cortina, Milano, 2002
Freud, S. (1915-17). Introduzione alla psicoanalisi. O.S.F., 8.
Petrini, P. , Giuia. I. De Carlo (2013). Psiche e Cambiamento. Miti, percorsi e processi della relazione psicoterapeutica. FrancoAngeli 2
Petrini, P. , Mandese, A. (2017), “Manuale del Processo Psicoanalitico Mutativo, PPM. La relazione come trasformazione fin dal primo colloquio”, Franco Angeli: Milano.
Petrini, P. Mandese, A. Capriotti, M. (2018) “Relazioni sentimentali, traumi e trasformazioni. Il metodo PPM nella diagnosi e nel trattamento.” Franco Angeli: Milano.
Grazie per l’attenzione.
Dott.ssa Giulia I. De Carlo
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitico
Studio Privato: Corso Gramsci 133, Palagianello (Ta) tel 3201987812