Ti è mai capitato di sentirti bloccato nel raggiungimento di un obiettivo, come se qualcosa dentro di te remasse contro? A volte, senza rendercene conto, mettiamo in atto comportamenti che sabotano i nostri desideri più profondi. È ciò che in psicologia viene definito autosabotaggio psicologico: un insieme di dinamiche inconsce che ostacolano la realizzazione personale, spesso legate a paure profonde, timore del fallimento o difficoltà ad accettare il cambiamento.
Cos’è l’autosabotaggio psicologico?
L’autosabotaggio è un meccanismo difensivo attraverso cui la mente cerca, inconsciamente, di evitare situazioni percepite come minacciose – anche quando queste rappresentano opportunità di crescita o realizzazione (Baumeister & Scher, 1988). Può emergere in diversi ambiti: lavoro, relazioni, cura di sé o perseguimento di sogni personali. La psiche costruisce così una comfort zone in cui rifugiarsi per non affrontare l’ignoto. Anche quando desideriamo un cambiamento, possiamo sperimentare una forte resistenza interna che si manifesta in modi come procrastinazione, evitamento, autosvalutazione o veri e propri sabotaggi comportamentali – come dimenticare appuntamenti importanti o rinunciare a occasioni decisive (Knaus, 2012).
Perché ci autosabotiamo: le cause comuni
Dietro l’autosabotaggio psicologico si cela spesso la paura del cambiamento, del fallimento o persino del successo. Ottenere ciò che desideriamo può significare esporsi, accettare nuove responsabilità e affrontare aspettative elevate. Domande interiori come “Sarò in grado di mantenerlo?”, “E se poi fallisco comunque?” o “Cosa penseranno gli altri?” sono tipiche del dialogo interiore autosvalutante (Herman, 1992). Tutto ciò è connesso al fenomeno della profezia che si autoavvera: se crediamo di non meritare il successo, tenderemo – inconsciamente – ad agire in modo da confermare questa convinzione (Beck, 1976).
Le radici profonde dell’autosabotaggio: tra psicoanalisi e psicologia cognitiva
In ambito psicoanalitico, l’autosabotaggio può essere letto come l’esito di conflitti inconsci, senso di colpa o vissuti di inadeguatezza radicati nell’infanzia, spesso legati a un Super-Io punitivo (Freud, 1923; Winnicott, 1965). La psicologia cognitivo-comportamentale, invece, individua alla base del problema schemi mentali disfunzionali e automatismi appresi, che continuano ad agire anche quando non sono più utili (Young et al., 2003)
Segnali tipici dell’autosabotaggio inconscio
Riconoscere i segnali è il primo passo per affrontarli. Ecco alcuni indicatori comuni:
Procrastinazione cronica
Tendenza a rimandare decisioni importanti
Dialogo interiore negativo e autosvalutazione
Ansia anticipatoria e blocchi emotivi
Perfezionismo paralizzante
Senso di colpa nel vivere esperienze positive
Difficoltà nel portare a termine progetti
Strategie per smettere di autosabotarsi
La buona notizia è che l’autosabotaggio può essere superato. Alcuni strumenti utili includono:
- Osservare i propri schemi mentali
Diventa consapevole di quando e come si attivano i comportamenti disfunzionali.
- Modificare il dialogo interiore
Sostituisci i pensieri negativi con affermazioni realistiche e costruttive.
- Esporsi gradualmente al cambiamento
Procedere per piccoli passi riduce l’ansia e rafforza la fiducia in sé.
- Accogliere l’errore come parte del processo
Ogni fallimento è un’opportunità di apprendimento.
- Intraprendere un percorso psicoterapeutico
Il lavoro con un professionista permette di affrontare le radici dell’autosabotaggio, costruendo nuove modalità di relazione con sé stessi e con gli altri.
Un caso clinico: la storia di Elena
Elena (nome di fantasia) ha 35 anni ed è una professionista brillante. Dopo anni di studio, riceve un’offerta importante: una posizione di responsabilità in un’azienda di prestigio. Eppure, pochi giorni prima del colloquio, inizia a procrastinare, dorme poco, arriva in ritardo all’incontro e si sente agitata. Il colloquio non va bene. In terapia, commenta: “Tanto sapevo che non mi avrebbero scelta”. Emergono convinzioni profonde: la paura di non essere all’altezza, la necessità di compiacere gli altri, l’ansia legata all’esposizione. Non si tratta di incompetenza, ma di un antico meccanismo di difesa che la protegge dal rischio di fallire. Attraverso la psicoterapia, Elena impara a riconoscere e decostruire questi schemi autosabotanti. Impara a sostenere l’ansia, legittimare i propri desideri e valorizzare i suoi successi. Un anno dopo, affronta un nuovo colloquio con lucidità e sicurezza. Ottiene il posto e, soprattutto, riscopre fiducia in sé.
Conclusioni: come superare i blocchi interiori
L’autosabotaggio non è una condanna, ma un segnale prezioso. Indica che c’è qualcosa da conoscere meglio di sé. Affrontarlo significa attraversare le proprie paure, trasformarle in risorse e aprirsi a una vita più autentica e coerente con i propri valori e desideri.
Fonti e approfondimenti
Baumeister, R. F., & Scher, S. J. (1988). Self-defeating behavior patterns in normal individuals: Review and analysis of common self-destructive tendencies. Psychological Bulletin, 104(1), 3–22. https://doi.org/10.1037/0033-2909.104.1.3
Beck, A. T. (1976). Cognitive Therapy and the Emotional Disorders. New York: International Universities Press.
Freud, S. (1923). The Ego and the Id. SE, 19. London: Hogarth Press.
Herman, J. L. (1992). Trauma and Recovery: The Aftermath of Violence—from Domestic Abuse to Political Terror. New York: Basic Books.
Knaus, W. J. (2012). The Cognitive Behavioral Workbook for Anxiety: A Step-by-Step Program. Oakland: New Harbinger.
Winnicott, D. W. (1965). The Maturational Processes and the Facilitating Environment. London: Hogarth Press.
Young, J. E., Klosko, J. S., & Weishaar, M. E. (2003). Schema Therapy: A Practitioner’s Guide. New York: Guilford Press.
Dott.ssa Giulia Iolanda De Carlo
Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalitico
Corso Gramsci 133 – Palagianello (Ta)
Tel. 3201987812
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