Vi sentite euforici e pieni di energie, non avete bisogno di dormire né di mangiare, siete un vulcano di idee e pensate di poterle realizzare tutte in poco tempo?
Poi però, passano ore o giorni a rimuginare, perdere entusiasmo, interesse, cominciate a sentire svogliati, stanchi e senza energia? All’improvviso vi ritrovate da uno stato di euforia e beatitudine a uno di irrequietezza, irritabilità sino a perdere l’interesse per affrontare la giornata? Vi siete mai domandati come mai?
Queste manifestazioni sono tante delle situazione che coinvolgono coloro che presentano un disturbo bipolare. Ma non c’è subito da preoccuparsi perché a tutti può essere capitato di avere un periodo di alti e bassi.
Un disturbo bipolare è qualcosa di più di un periodo altalenante, in quanto comporta una grande sofferenza per la persona che ne è affetta e interferisce con l’andamento della vita sociale e lavorativa. Si può sospettare di avere questo disturbo se si sono verificati dei periodi di tono dell’umore depresso alternati a tono dell’umore euforico o maniacale.
L’ultima versione del Dizionario dei Disturbi Psichiatrici (DSM 5) dichiara che:
“Il disturbo bipolare, o sindrome maniaco depressiva è caratterizzato da gravi alterazioni dell’umore, con alternarsi di episodi maniacali e depressivi”
Il disturbo bipolare rientra nei disturbi dell’umore e si caratterizza per gravi alterazioni delle emozioni, dei pensieri e dei comportamenti. Chi ne soffre può essere al settimo cielo in un momento e alla disperazione in un altro senza alcuna ragione apparente, passando dal paradiso della fase maniacale o ipomaniacale, all’inferno della fase depressiva anche con molta frequenza. Queste variazioni patologiche dell’umore persistono per mesi e anni ed hanno sulla persona un effetto invasivo tanto da influenzarne ed alterarne la capacità di giudizio. Sia la Mania che la Depressione influiscono notevolmente sulla vita dell’individuo, e sono fortemente debilitanti sia sul piano lavorativo, che sociale, che affettivo e familiare.
E’ da sottolineare che per bipolare si intende alternanza dell’umore verso i due poli dall’estremo alto all’estremo basso e questa condizione deve essere persistente, durare da un tempo significativo e non dipendere da circostanze esistenziali che ne possono giustificare la causa.
Il DSM 5 distingue diversi tipi di disturbo bipolare:
il disturbo bipolare di tipo 1;
il disturbo bipolare di tipo 2;
la ciclotimia;
disturbo bipolare indotto da sostanze.
In generale si tratta di un disturbo bipolare di tipo 1 se si è verificato un episodio maniacale (individuabile secondo i criteri del DSM 5) ed probabile (ma non necessario) rintracciare anche episodi depressivi maggiori nella vita della persrona.
Si tratta di disturbo bipolare di tipo 2 se si è verificato un episodio di depressione maggiore (recente o passato) e almeno un episodio ipomaniacale (recente o passato).
In questo caso l’episodio depressivo maggiore deve essere durato almeno due settimane mentre l’episodio ipomaniacale almeno 4 giorni.
Il disturbo ciclotico, detto anche ciclotimia, fa parte dei disturbi bipolari ed è caratterizzato da frequenti alterazioni del tono dell’umore (per almeno due anni) che però non raggiungano l’intensità dei sintomi del disturbo bipolare II. Il DSM-5 stabilisce che, per poter fare diagnosi di disturbo ciclotimico, è necessario che il soggetto, nel corso della sua vita, non abbia mai soddisfatto i criteri per l’episodio depressivo maggiore, per l’ipomania o per la mania.
Per fare diagnosi è necessario chiarire cosa il DSM 5 definisce per episodio depressivo maggiore, episodio maniacale o ipomaniacale
Come riconoscere l’episodio maniacale e ipomaniacale?
Il DSM-5 ci informa che per definire un episodio maniacale deve verificarsi un periodo di tempo di almeno 7 giorni nel quale si osserva un tono dell’umore eccessivamente elevato, espanso, eccitato o irritabile e un conseguente aumento anormale ed eccessivo delle normali attività quotidiane.
L’episodio maniacale si caratterizza inoltre per una serie di sintomi tra cui:
- Elevata autostima e senso di grandiosità
- Riduzione del bisogno di dormire
- Logorrea
- Accellerazione del pensiero e fuga delle idee
- Elevata distraibilità
- Aumento delle attività quotidiane (ad esempio aumento del tempo lavorato o delle ore di studio) o agitazione psicomotoria
- Partecipazione ad attività rischiose (folli spese eccessive, rischiosi investimenti di capitale)
La presenza di almeno tre di questi sintomi consente di poter fare diagnosi di episodio maniacale. Se inoltre l’intensità dei sintomi è tale da richiedere il ricovero ospedaliero, il criterio dei 7 giorni non è più necessario.
L’episodio ipomaniacale invece si differenzia dall’episodio maniacale in quanto deve durare almeno 4 giorni e le condizioni cliniche non rendono necessario un ricovero.
Per comprendere meglio come si manifesta un episodio maniacale un paziente curato per questo disturbo racconterà la sua esperienza.
Marco racconta con queste parole come si sentiva quando ero nella fase maniacale, poi entrava nell’inferno della fase depressiva e temeva di non uscirne più.
“Mi sentivo benissimo, carico e pino di energie. In qui periodi la mia vita era bellissima… ero forte ed energico, un vulcano! Uscivo la sera e tornavo al mattino, dormivo poche ore e mi svegliavo più carico di prima pronto a partire. Spesso non mangiavo perché preso da altre mille cose. Mi venivano in mente tantissime idee e lavoravo senza sosta per realizzarle. In quei periodi mi sentivo migliore degli altri e più intelligente del normale. Credevo di avere una marcia in più…e gli altri non riuscivano a starmi dietro. Sentivo intorno a me tantissimi stimoli…tutto diventava eccitante ed interessante e io non volevo perdere delle occasioni importanti per me stesso! Volevo conoscere nuove persone…frequentare locali, parlare a dismisura con chiunque, bevevo più drinks del solito e mi sentivo su di giri e brillante… e così diventavo irresistibile alle donne. Avrei voluto che quei periodi non finissero mai!”
Come riconoscere l’episodio depressivo maggiore?
Bisogna distinguere l’episodio depressivo maggiore dalla diagnosi di disturbo depressivo maggiore, detta anche depressione endogena.
IL DSM 5 spiega che se l’episodio depressivo maggiore compare in concomitanza con episodi maniacali o ipomaniacali siamo in presenza di un disturbo bipolare di tipo 2.
Mentre se più sintomi si riferiscono solo a una condizione di umore basso è possibile che si tratti di un disturbo depressivo maggiore detta anche depressione unipolare. L’organizzazione mondiale della sanità (WHO) valuta la depressione maggiore come uno dei disturbi più invalidanti al mondo con un costo sociale elevatissimo
Il DSM 5 spiega che per fare diagnosi di episodio depressivo maggiore nel caso di un disturbo bipolare di tipo 2 devono essere presenti 5 o più sintomi insieme.
Questi sintomi devono essere stati presenti quasi ogni giorno durante lo stesso periodo di 2 settimane, ed uno di essi deve essere un umore depresso o una perdita di interesse o di piacere:
- Umore depresso per la maggior parte del giorno
- Marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno
- Significativo (> 5%) aumento o perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito
- Insonnia (spesso insonnia di mantenimento [centrale]) o ipersonnia
- Agitazione o rallentamento psicomotorio osservato da altri (non auto-riferito)
- Astenia o perdita di energia
- Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
- Diminuita capacità di pensare o concentrarsi o indecisione
- Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, un tentativo di suicidio, o un piano specifico per effettuarlo
Silvia racconta come si sentiva durante le fasi depressive del suo disturbo bipolare
“La mattina mi svegliavo all’alba, non riuscivo a dormire, ma non volevo alzarmi. Mi domandavo che senso aveva alzarsi, non avevo voglia di vivere, mi sentivo stanchissima e troppo triste. Rimanevo per intere giornate chiusa in casa, terrorizzata all’idea di affrontare il mondo fuori. Non mi sentivo in grado di far nulla, non mi lavavo nemmeno e non cucinavo, mi alzavo solo per andare in cucina a mangiare schifezze. In quello stato mi isolavo dal mondo, mi sentivo un verme, un parassita, brutta, inferiore e inadeguata. Il mio cervello non funzionava più, rimuginavo sulle cose, i miei pensieri erano macigni, rimanevano fissi sempre sugli stessi problemi e mi ripetevo che non li avrei mai risolti. Mi sentivo una nullità e l’idea di farla finita mi sollevava, non potevo vivere così.”
Il passaggio dalla fase depressiva alla fase maniacale o ipomaniacale può avvenire in modo graduale, come può succedere che in alcuni casi avvenga in modo più rapido. Dunque si può presentare sintomatologia definita mista caratterizza dalla presenza contemporanea di sintomi depressivi e ipomaniacali, la persona in questa fase può soffrire di una pervasiva ansia e irritabilità.
Camilla che si sta curando di un disturbo dell’umore bipolare racconta il suo vissuto, il suo disturbo era caratterizzato dal passaggio rapido da una fase depressiva a una ipomaniacale con ansia irrequietezza e irritabilità.
“Non riuscivo a seguire i pensieri nel mio cervello andavano alla velocità della luce. Ero ipervigile e sempre sulla difensiva, dubitavo su tutti.
Mi sembrava di essere dentro ad un frullatore di emozioni, pensieri e sensazioni
Mi sentivo iperattiva, con tanta energia, ma bloccata, non sapevo dove scaricarla. Avevo la smania di muovermi e non riuscivo a stare ferma ma allo stesso tempo i miei pensieri mi disturbavano.
A un certo punto mi arrivava un gran sconforto perché nella mia testa mi arrivava la convinzione che tanto non ero in grado di fare anche le azioni più semplici… mi dicevo che ero una buona a nulla un incapace. Così cominciavo ad agitarmi e a fare su e giù per la casa senza trovare posa. Alla fine non concludevo niente non riuscivo a uscire da quella prostrazione e diventavo ancora più isterica me la prendevo per cose inutili con le persone che mi stavano intorno o con i miei familiari. Poi mi sentivo in colpa e mi sembrava di non avere controllo sui miei pensieri esageravo e mi esasperavo. Ad un certo punto mi sentivo quasi estranea a me stessa e mi chiedevo “ma chi sono io?”. Tutto questo era invivibile…dove sarei finita se non mi fossi curata!? Se ad un certo punto il mio compagno non mi avesse, con forza costretta a uscire di casa e vedere uno specialista. Oggi sto meglio, mi sto curando ma ancora non è finita, la strada è lunga, ma ringrazio quel giorno in cui mi convinsi a iniziare un percorso di guarigione!”
Qual è la cura del Disturbo Bipolare?
Gli studi scientifici in merito hanno evidenziato che buoni risultati si sono ottenuti grazie alla concomitanza di terapia farmacologica con interventi di psicoterapia.
Molti psichiatri affermano di aver ottenuto buoni risultati grazie alla combinazione di una psicoterapia e una farmacoterapia a base di farmaci stabilizzanti dell’umore e antidepressivi (triciclici o SSRI), ma la terapia va somministrata sotto attenta e continuativa supervisione medico-specialistica.
Importanza della psicoterapia del disturbo bipolare
E’ ormai assodato che persone con questo disturbo ottengono ottimi risultati nel processo di cura se oltre a una terapia farmacologica intraprendono parallelamente un percorso psicoterapeutico.
Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che per questi pazienti, per avere una maggiore stabilità dell’umore, è necessario associare ad un trattamento farmacologico una psicoterapia.
In questi casi lo specialista deve perseguire degli obbiettivi di cura e seguire la persona aiutandola a rispettarli nel suo interesse.
In linea generale è importante che il terapeuta:
- riconosca l’importanza della terapia farmacologica e aiutare la persona rispettarla; è stato infatti dimostrato che spesso le persone tendono a sottovalutare l’importanza delle medicine e tendono a “dimenticare” di assumere la terapia;
- lavori per stimolare la persona a riconoscere rapidamente i sintomi iniziali delle due fasi, in modo che sappia come comportarsi e come impedire il precipitare della situazione;
- stimoli la riflessione circa i propri stili di pensiero irrazionali e disfunzionali;
- stimoli l’elaborazione di strategie più efficaci per affrontare le difficoltà quotidiane, come gestire la propria rabbia, o migliorare le proprie abilità comunicative;
- aiuti il paziente a contenere l’emergere dei sintomi della fase depressiva.
Con la psicoterapia i pazienti possono imparare a riconoscano i sintomi iniziali delle due tipologie di episodi e così scongiurare pesanti ricaduta. Di solito per i pazienti l’emergere delle fasi depressive sono più facili da prevedere, invece è più difficile individuare l’insorgere della fasi maniacali.
Con il tempo alcuni pazienti possono imparare a accorgersi tempestivamente dell’insorgere delle fasi, e in questi momenti, la presa di coscienza del loro stato può permettergli di intervenire rapidamente ripristinando una condizione di maggiore stabilità, capacità di vitale e stabilità dell’umore.
Grazie dell’attenzione
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitico
Dott.ssa Giulia I. De Carlo
Studio in: corso Gramsci 133, Palagianello (Ta)
tel 3201987812 email: giuliadecarlo@hotmail.com