Gli studi sull’infanzia e gli effetti positivi nella psicoterapia degli adulti:
i contributi di F. Lachmann e B. Beebe.
Come gli sviluppi della ricerca madre-bambino hanno contribuito all’evoluzione del trattamento degli adulti? Nuove scoperte illustrano come le interazioni madre-bambino contribuiscono alla regolazione autonoma e interattiva nello sviluppo.
Questi processi regolatori avvengono simultaneamente all’interno di ogni diade, partner e madre, analista e paziente. Ogni persona controlla e coordina con il partner e allo stesso tempo regola il proprio stato. Per stati si intende stati di attenzione, emozione e eccitazione. Tutte le interazioni sono un prodotto simultaneo di sé e dei processi interattivi dei partner.
Con queste evidenze scientifiche viene riconosciuto come nella psicoterapia con gli adulti è possibile influenzare l’altro grazie alla possibilità di attivare un coinvolgimento emozionale orientato alla regolazioni dei suoi stati.
In definitiva le evidenze scientifiche e cliniche dimostrano come essere socialmente coinvolti dipende dalla natura dell’input del partner, dalla propria reattività, ma anche dalla regolamentazione dello stato di ciascun partecipante.
Frank M. Lachman Beatrice Beebe circa 15 anni fa’ hanno pubblicato le loro conoscenze accumulate sui bambini e sulla psicoanalisi nella ricerca infantile e le ricadute nel trattamento degli adulti. La loro tesi partiva da una posizione differente dall’ortodossia psicoanalitica poiché si basava sul concetto di co-costruzione di interazioni.
La domanda che gli autori si sono posti nella loro ricerca era:
– “In che modo la continua ricerca empirica su neonati e madri promuove la nostra capacità di trattare pazienti adulti?-
Per gli autori il punto di partenza è stata la teoria psicoanalitica classica da cui si sono poi discostati. In particolare si sono allontanati dal concetto di schermo vuoto” dell’analista.
La teoria psicoanalitica classica
Riassumendo la posizione psicoanalitica classica si basava su collegamenti diretti tra tre settori dominanti: lo sviluppo iniziale concettualizzato secondo il costrutto di stadi psicosessuali, un modello della mente che si riferiva alla teoria strutturale di io, es e super io e le manifestazioni del transfert. Basato sulla teoria della fissazione e della regressione, si ipotizzava che i pazienti proiettassero o sostituissero conflitti e difese inconsce, il loro mondo interiore costituito attraverso dinamiche familiari, desideri inconsci e fantasie, sullo “schermo vuoto” dell’analista. Il compito dell’analista era interpretare queste proiezioni e gli spostamenti come prodotti dell’inconscio del paziente. Usando questo modello della mente, sarebbe possibile desumere grazie al controtransfert gli altri domini.
Gli analisti potrebbero entrare in uno di questi tre domini e assumere ipotesi da rinviare attraverso “interpretazioni”, all’analizzato riguardanti la natura degli altri due domini. Lachman, per esempio, sostiene che dalla natura del transfert quando un paziente tende a trattenere silenziosamente, o ad esprimere fantasie competitive, un analista sarebbe in grado di specificare gli stadi psicosessuali di questo paziente (anale, orale, fallico, ecc.), nonché l’equilibrio tra le strutture della mente, la forza dell’io, il dominio del super-io e le esigenze dell’es.
I contributi della corrente psicologica moderna
Questo modo di interpretare il mondo interno di un individuo è stato messo alla prova dai successivi sviluppi della psicologia dell’Io e dalla psicologia delle relazioni oggettuali. Infatti l’idea di “schermo vuoto” dell’analista è stato confutata dalla clinica e dalle ricerche sulle inter-relazioni. Sono molte le posizioni classiche che sono state messe alla prova delle evidenze scientifiche.
Un esempio, viene della teoria dell’attaccamento. Infatti questa contesta i concetti di Mahler di una fase iniziale autistica e simbiotica di sviluppo. Tali fenomeni riscontrati in alcuni pazienti adulti e bambini non sono risultati descrittivi di alcun aspetto del normale sviluppo. A sostenere questa tesi è l’analisi che nel 1991, Karlen Lyons-Ruth fece ai film realizzati dalla Mahler. Mahler aveva usato la nomenclatura allora prevalente della psicologia dell’Io per descrivere i suoi bambini come emergenti dalle fasi autistiche e simbiotiche in comportamenti di separazione e individuazione. Osservando più attentamente questi video Lyons-Ruth ha scoperto che una descrizione più accurata di quei bambini sarebbe quella di considerare i loro comportamenti come prove di attaccamento e individuazione, piuttosto che fase autistica e processo di separazione e individuazione.
Lyons-Ruth ritiene che la qualità della loro connessione con i loro oggetti primari si è evoluta piuttosto che diventare una netta separazione da essi. Questo significa vedere la cosiddetta separazione come uno spostamento da una relazione invischiata o eccessivamente dipendente ad una relazione più autonoma e indipendente nelle relazioni famigliari attribuendo ad essa una funzione omeostatica di bilanciamento.
Tra gli autori quelli il cui lavoro ha scosso il classico edificio analitico c’erano John Bowlby, Merton Gill, George Klein, Heinz Kohut, Dan Stern, Harry Stack Sullivan e molti, molti altri. Questi sfidanti della teoria classica hanno verificato nella clinica che il transfert non è solo la dimostrazione della psiche del paziente, ma l’espressione di qualcosa che viene co-creata. Freud a proposito di questo argomento oscillava tra due posizioni, una che vedeva l’analista come uno schermo vuoto su cui l’analizzato proiettava i suoi contenuti. E un’altra ipotesi riguardante il fatto che alle volte la relazione è il risultato dell’interazione tra le due persone e le rispettive storie. I successori di Freud negli anni si schierarono sull’una o sull’altra posizione. Nell’ambiente psicoanalitica americano prevalse l’idea dello schermo vuoto e dell’astinenza dell’analista definendo selvagge le analisi in cui si manifestavano altri tipi di scambi relazionali.
Questo modo di intendere la relazione analitica è stata spesso abbandonata in relazione al fatto che gli studi empirici sulle diadi madre-bambino, hanno dimostrato che la diade co-crea l’esperienza in corso di entrambi i partecipanti, così l’analista e il paziente co-creano l’esperienza terapeutica per sé stessi e per l’altro. Co-creano il transfert e, per quella materia, anche il controtransfert. Questo non significa che nella co-creazione ciascun partecipante contribuisca in modo simile, uguale o simmetrico. Sembrerebbe che ogni partecipante fornisce un contributo, consciamente o inconsciamente, all’esperienza interattiva emergente a modo proprio.
Gli studi che hanno influenzato la “teoria della motivazione” di Lachmann e Fosshaghe
Gli studi che hanno influenzato le ricerche di Lachmann in ambito madre bambino e le ripercussioni sulla terapia degli adulti sono stati:
– Heinz Kohut e l’evoluzione del pensiero che lui ha portato circa il trattamento psicoanalitico,
– e la teoria dei sistemi motivazionali di Joe Lichtenberg.
– nonché dalla collaborazione di quasi 50 anni con Beatrice Beebe.
In seguito a questa influenza Jim Fosshage, Lachmann si sono uniti a Joe Lichtenberg[1] in numerose pubblicazioni che hanno ampliato una “teoria della motivazione”. Contrariamente alla teoria della doppia pulsione (in cui si presume che la sessualità e l’aggressività siano pulsioni innate, e persino alla singolare attenzione di Kohut al sé e ai suoi oggetti del sé,) la teoria dei sistemi motivazionali ha individuato sette sistemi distinti di motivazioni, ma correlati tra loro.
Ogni sistema è co-creato, organizzato in esperienza vissuta, in interazioni tra genitore e bambino, attorno ai bisogni di base dalla prima infanzia in poi.
Lichtenberg spiega che le motivazioni essendo guidate dagli affetti orientano le nostre scelte, ma poiché i sistemi motivazionali sono interconnessi, il successo di un sistema organizzativo funzionante contribuisce alla regolazione e al buon funzionamento degli altri sistemi; per esempio un bambino ha un bisogno fisiologico (es. la fame), fa una richiesta piangendo, quindi il suo stato emotivo è “distonico” perché è a contatto col disagio del momento. Nell’attivare tale richiesta di fame, il bambino può avere più possibilità di risposta: il suo stato può rimanere distonico se l’adulto non è sintonizzato con il suo bisogno di fame oppure può essere gratificato e appagato se l’adulto è in sintonia con il suo stato distonico, lo comprende e lo appaga. In questo senso viene organizzato il sistema regolativo fame- risposta, non solo fisiologico, ma anche di attaccamento (c’è qualcuno che si prende cura) e, se gratificato in maniera equilibrata, durante la crescita si amplia ed evolve nella possibilità più esplorativa quale può essere per esempio la ricerca per la “preferenza” di cibo.
I sistemi motivazionali sono costruiti intorno ai bisogni di base ma la “vitalità”, l’organizzazione ed anche l’evoluzione, dipenderanno dall’esperienza vissuta negli scambi affettivi tra il bambino e chi lo accudisce. In questo senso, nel corso della nostra vita ogni sistema contribuisce alla regolazione del sé e ognuno di questi sistemi può prevalere sull’altro in maniera equilibrata o disadattiva a seconda delle risposte di oggetto-sé dell’adulto (funzioni relazionali esperite da chi si occupa del bambino).
Lichtenberg individua prima cinque sistemi motivazionali (1989) e successivamente li distingue in sei sistemi, poiché separa il sistema di attaccamento da quello di affiliazione (Convegno Isipsè, 2012).
Nel loro funzionamento organizzativo tutti i sistemi motivazionali contribuiscono a dar forma all’esperienza e alla formazione di ciò che svilupperà in termini di senso del Sé. Nello specifico i sistemi motivazionali sono:
Sistema di regolazione fisiologica: bisogno di regolazione psichica delle esigenze fisiologiche;
Sistema di attaccamento: l’attaccamento, corrisponde al bisogni di essere accudito.
Sistema di affiliazione: bisogno di appartenere ad un gruppo.
Sistema esplorativo: il bisogno di esplorare ed essere assertivi;
Sistema avversivo: il bisogno di reagire avversivamente attraverso l’antagonismo e il ritiro.
Il bisogno di piacere sensuale o di eccitamento sessuale.
In ciascun sistema c’è una continua tensione dialettica tra i bisogni che si alternano e si ri-organizzano. Affinché i sistemi motivazionali possano trovare risposte di oggetto sé congrue al bisogno, nel periodo infantile, è importante la capacità di sintonizzazione empatica dell’adulto che permette di far funzionare in maniera flessibile ed equilibrata tali sistemi mantenendo tale organizzazione interna anche in età adulta. In questa prospettiva il Sé è in grado di svilupparsi come un centro indipendente che avvia, organizza, e integra la motivazione; il senso del sé invece nasce dalla possibilità di sperimentarsi come “agente attivo” e di “ricerca esplorativa” in termini di preferenze e scelte per cui le aspirazioni, i desideri, le mete, gli obiettivi attivati per raggiungere quel bisogno possono continuamente riorganizzarsi in maniera flessibile, sana ed equilibrata ma anche in termini evoluzionistici ed esplorativi.
Diverso è il caso in cui manca alla base una sintonizzazione dell’adulto col suo sviluppo motivazionale per cui la flessibilità di avvio e scelta avviene meno e i sistemi motivazionali si organizzano in maniera disfunzionale e rigida, strutturando condizioni patologiche di sofferenza ed impasse esplorativo alla vita.
Lachmann evidenzia che tutte le motivazioni sono intese come risposte ai bisogni di base tranne l’avversione o, come classicamente si preferiva dire, “l’aggressività”, che è reattiva a provocazione, frustrazione, privazione o danno narcisistico.
Vedere l’aggressività come reattiva distingue la psicologia dell’io da molte altre teorie.
La formulazione che l’avversione o l’aggressività sono reattive è clinicamente cruciale poiché indirizza l’analista e il paziente a cercare il fattore scatenante della reazione aggressiva sia nel contesto analitico immediato sia nell’esperienza passata del paziente. Questi contributi di Lachmann e colleghi sono confluiti in una nuova visione del trattamento e di conseguenza del concetto di cambiamento terapeutico. È una visione che mette insieme i contributi della psicologia dell’io con la teoria dei sistemi motivazionali e i dati della ricerca infantile, in particolare la ricerca sulla comunicazione nelle diadi madre-bambino.
La psicoterapia degli adulti e i contributi della ricerca sulla diade madre bambino di Lachamm e Beebe
Per riassumere da precedenti lavori di Lachmann possiamo schematicamente dire che la relazione terapeutica, che si manifesta nel cambiamento terapeutico:
1) è co-costruita da analista e paziente,
2) è organizzata attraverso il contributo di sé e la regolazione interattiva, la loro interruzione e riparazione, e attraverso momenti affettivi intensificati,
3) riconosce le comunicazioni del paziente come potenziali sforzi di sviluppo. Questi sforzi possono emergere nel transfert co-creato e portare il terapeuta a formulare interpretazioni di frontiera.
4) Inoltre l’enfasi analitica classica sull’annotazione e l’interpretazione delle ripetizioni di schemi patologici come comportamenti masochistici o autodistruttivi, è modificata sia dalla psicologia dell’Io che dalla ricerca infantile. Infatti alla tendenza alla ripetizione si aggiunge l’importanza di tracciare le trasformazioni e, inoltre, di prestare attenzione alla possibilità che le ripetizioni non siano sempre identiche ma che possano contenere qualche leggera torsione che segnala un cambiamento, che richiede pertanto un riconoscimento analitico.
Questo ultimo aspetto è molto importante perché stabilire un equilibrio tra ripetizione e trasformazione garantisce alla trasformazione un uguale status rispetto alla ripetizione. Significa che i terapeuti non si limitano a scovare la patologia, ma riconoscono anche gli sforzi di sviluppo resilienti, emergenti o prevalenti del paziente.
Gli sforzi di psicologi dell’Io e dei ricercatori infantili hanno contribuito notevolmente a questo cambiamento nell’ambiente analitico. È interessante notare come nella pratica analitica ciò che rientrava prima nel campo della psicologia ortodossa poi è passata anche come buona pratica clinica nella psicologia dell’Io. Si fa riferimento prevalentemente a quelle comunicazioni riguardanti la messa in evidenza delle dinamiche di transfert. Le interpretazioni analitiche “conflittuali” e interpretazioni di difesa, ciò che si sta tentando di evitare, negare o difendere, hanno trovato una nuova casa nella psicologia dell’io. Kohut si riferiva a tali interpretazioni come “interpretazioni ai margini finali”, le considerava una parte necessaria del trattamento, ma bilanciate da interpretazioni in cui l’analista riconosceva e verbalizzava come buoni gli sforzi di cambiamento del paziente. Questo modo attivo di intervenire di Kohut ha rappresentato una posizione all’avanguardia nello scenario della psicoanalisi americano degli anni del 1970 in poi influenzando lo scenario scientifico successivo.
Per esempio in un famoso caso clinico di Kohut, egli mette in evidenza gli sforzi di cambiamento di un suo paziente durante il trattamento e il fatto che il terapeuta avesse notato la sua volontà di progredire ma anche la difficoltà e come comunicazione empatica aveva detto testuali parole al signor Z:
Khout: –“ Al signor Z. fa male quando non gli è dato ciò che desidera!”.-
Questo modo di intervenire attivamente ed empaticamente era scoraggiata dalla psicoanalisi classica e alle volte additata come psicoanalisi selvaggia.
L’evoluzione dei contributi della ricerca sull’infanzia promosse da Lachmann e collaboratori ha permesso l’integrazione della prospettiva della psicologia dell’io con i risultati delle ricerche infantili. Si è dimostrato scientificamente l’importanza dei primi bisogni di essere compresi, riconosciuti, affermati, di trovare qualcuno “simile a me” e di sentirsi affettuosamente soddisfatti e le conseguenze sulla salute mentale a seguito a queste aspettative deluse. I trasferimenti teorici di “auto-oggetti” o “oggetti sé” di Kohut sono stati essenziali per giungere a queste conclusioni. “Oggetto” si riferisce all’esperienza di una persona con un’altra persona come fonte di auto-rafforzamento e auto-coesione. L’altra persona svolge quindi una funzione di “auto-oggetto”. Cioè anche se gli individue comunicano nella realtà esterna nel momento in cui si dicono qualcosa si attivano delle influenze reciproche. L’altro entra dentro di sé attraverso quello che noi abbiamo percepito. È un processo di internalizzazione dell’altro che passa attraverso i filtri della coscienza e arriva con una rappresentazione che risente delle personali esperienze. Queste personali esperienze determinano delle specifiche aspettative. Le problematiche di sofferenza psichica derivano dal costituirsi di aspettative di rifiuto, di mancanza, di non corrispondenza emotiva, di violenza ecc. Quando queste aspettative diventano rigide e non c’è possibilità di interpretare le intenzioni dell’altro se non in modo differenti si entra in una visione del mondo parziale fonte di dolore. Le relazioni si colorano delle stesse tonalità emotive disfunzionali perpetuandosi all’infinito. La tecnica promossa da Lachmann ha dimostrato come attraverso modalità di regolazione emotiva è possibile modificare il sistema di aspettativa rigido di un paziente. Uno degli aspetti più importanti stanno nel fatto che l’equipe di ricerca con cui ha lavorato in America Lachman ha documentato nei bambini come gli aspetti di regolazione reciproca avvengono tra i piccoli e chi si relazione con loro costantemente, genitori, nonni, fratelli sin dai primi mesi di vita. Questi risultati poi sono stati sperimentati nelle terapie con glia adulti mostrando effetti positivi. I pazienti hanno cominciato ad aspettarsi risposte relazionali sempre più diversificate dagli altri con cui interagivano, mostrando miglioramenti nella relazione e nella comunicazioni con gli altri.
La Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP) ha tenuto a Napoli, d il suo VIII Congresso Nazionale “Il canto di Partenope. La psicoterapia sulla rotta del cambiamento” dove ha partecipato Lachman negli atti del congresso è possibile leggere un suo lungo contributo circo questo argomento.
Nel testo di curato da Giuseppe Ruggero, (2020). Il canto di Partenope. La psicoterapia sulla rotta del cambiamento. Alpes Roma sarà possibile leggere una serie di casi clinici in cui vengono illustrati passo per passa questi processi trasformativi e le ricerche che sono state svolte presso gli istituiti americani circa la regolazione affettiva tra madre e bambino.
IN CONCLUSIONE
Nuove scoperte illustrano come le interazioni madre-bambino contribuiscono alla regolazione autonoma e interattiva nello sviluppo. Questi processi regolatori avvengono simultaneamente all’interno di ogni diade, partner e madre, analista e paziente. Ogni persona controlla e coordina con il partner e allo stesso tempo regola il proprio stato. Per stati si intende stati di attenzione, emozione e eccitazione. Tutte le interazioni sono un prodotto simultaneo di sé e dei processi interattivi dei partner. Con queste evidenze scientifiche viene riconosciuto come nella psicoterapia con gli adulti è possibile influenzare l’altro grazie alla possibilità di attivare un coinvolgimento emozionale orientato alla regolazioni dei suoi stati. In definitiva le evidenze scientifiche e cliniche dimostrano come essere socialmente coinvolti dipende dalla natura dell’input del partner, dalla propria reattività, ma anche dalla regolamentazione dello stato di ciascun partecipante.
Bibliografia
Giuseppe Ruggero, (2020). Il canto di Partenope. La psicoterapia sulla rotta del cambiamento. Alpes Roma.
Lichtenberg D., Lachmann F. M., Fosshage J. (2000). Lo scambio clinico. La teoria dei sistemi motivazionali e i nuovi principi della tecnica psicoanalitica. Cortina Raffaello
[1] Lichtenberg è noto agli studiosi e ai clinici per aver dato inizio e poi elaborato la teoria dei “sistemi motivazionali” (1989). È assolutamente uno dei primi clinici che si è interessato alla ricerca empirica sull’infanzia, supportando l’intersoggettività di Daniel Stern, gli studi sull’attaccamento coniugandoli alla pratica psicoanalitica dell’adulto ed oggi alla psicoanalisi relazionale. Joseph D. Lichtenberg è stato un ricercatore e clinico attento, influenzato dalla psicologia del Sé Kohutiana, interessato alla ricerca sull’infant research di cui è sicuramente uno dei pionieri che ha dato enormi contributi sull’importanza della regolazione affettiva e di tale regolazione nello scambio terapeutico; studi avvenuti in collaborazione con Frank M. Lachmann e Beatrice Beebe.