Afferma Jung: “La mente partecipa attivamente ai processi di trasformazione interiore, se solo la si lascia libera di vagare dove vuole.” Il testo L’uomo e i suoi simboli fu l’ultimo scritto da Jung con l’intento di avvicinare il grande pubblico ai processi di crescita ed evoluzione personale. In un passo dell’opera, egli mette in evidenza come la mente sia coinvolta attivamente nella trasformazione interiore, a patto che le si consenta di fluire liberamente. Jung descrive qui un aspetto fondamentale della psiche: la sua capacità di elaborare spontaneamente i propri contenuti irrisolti, promuovendo così un processo naturale di guarigione e trasformazione. Egli sostiene che il lavoro sui complessi, ovvero quei nuclei problematici rimossi che ostacolano l’individuazione, possa emergere in modi diversi, senza la necessità di partire da un sogno o da un elemento specifico. Secondo Jung, quando la mente è in uno stato di rilassamento e permette ai pensieri di fluire liberamente, può accadere che questo processo di libera associazione riporti alla coscienza ricordi sepolti, spesso legati a esperienze che si era tentato di dimenticare. Questi ricordi corrispondono a quelli che in psicologia vengono definiti complessi, ovvero contenuti emotivamente rimossi che, se non elaborati, possono generare disturbi psicologici o persino sintomi nevrotici. L’intuizione di Jung è che l’esplorazione dell’inconscio non deve necessariamente partire da un sogno – come suggeriva Freud – ma può avere origine da qualsiasi elemento della vita psichica o dell’esperienza quotidiana. Egli afferma che si può accedere al nucleo problematico della psiche partendo da qualsiasi punto della circonferenza: un’immagine, un simbolo, una parola, un evento banale o persino una conversazione casuale. Questo principio sottolinea la circolarità del processo psichico, che non segue una linea retta, ma si sviluppa attraverso percorsi apparentemente secondari che, tuttavia, conducono al centro del problema. L’importanza di questo concetto risiede nel riconoscere che la psiche possiede una propria intelligenza autonoma e che, se le si permette di esprimersi liberamente, può guidare il soggetto verso l’elaborazione e la trasformazione interiore. Tuttavia, questo viaggio nell’immaginario, per essere fruttuoso, spesso richiede una guida, una figura in grado di accompagnare e sostenere l’individuo di fronte alle difficoltà che questo percorso comporta, proprio come Virgilio per Dante o altre figure tutelari del passato. L’esplorazione della propria interiorità può essere paragonata a un viaggio in una terra straniera, con una lingua nuova da apprendere, leggi e usanze sconosciute. In questo cammino, avere punti di riferimento e figure amiche è fondamentale per non perdersi e per imparare a orientarsi. A questo proposito, Jung scrive:
“Freud attribuì una particolare importanza ai sogni, considerandoli come il punto di partenza di un processo di «libera associazione». Tuttavia, dopo un po’ di tempo, cominciai a rendermi conto che questa era un’utilizzazione erronea e inadeguata delle ricche fantasie che l’inconscio produce durante il sonno. Cominciai ad avere dei dubbi quando un collega mi raccontò un’esperienza avuta durante un lungo viaggio in treno in Russia. Benché non conoscesse la lingua e non sapesse decifrare la scrittura cirillica, si trovò a fantasticare sulle strane lettere degli avvisi ferroviari e piombò in una rêverie, immaginando ogni sorta di significati. Passando spontaneamente da un’idea all’altra, in questo stato d’animo rilassato, si accorse che questo tipo di «libera associazione» gli aveva ridestato molti vecchi ricordi. Fra questi trovò con disappunto alcuni avvenimenti da lungo tempo sepolti nella memoria: tutte cose che aveva voluto dimenticare e che di fatto aveva dimenticato consciamente. Era arrivato a ciò che gli psicologi chiamano «complessi», cioè a temi emotivamente rimossi, che possono provocare continui disturbi psicologici e, in molti casi, persino sintomi nevrotici. Questo episodio mi rivelò che non era necessario usare il sogno come punto di partenza del processo di «libera associazione» per scoprire i complessi di un paziente. Mi dimostrò che si può arrivare al centro partendo da qualsiasi punto della circonferenza. Si poteva partire da alcune lettere cirilliche, da meditazioni su una sfera di cristallo, una «ruota di preghiera» o un dipinto moderno, oppure prendendo le mosse da una conversazione casuale su un avvenimento banale. In questo senso, il sogno non era più utile di qualsiasi altro possibile punto di partenza. (Tratto dal testo di Jung:” l’Uomo e i suoi Simboli”)
Un aspetto interessante di L’uomo e i suoi simboli è il contesto in cui nacque. Jung scrisse principalmente per un pubblico di specialisti, ma un giorno fu ospite di un programma televisivo che trattava di psicologia. Dopo l’intervista, la redazione ricevette un gran numero di lettere da persone desiderose di approfondire gli argomenti affrontati. Un giornalista lo contattò, proponendogli di scrivere un testo divulgativo. Inizialmente, Jung rifiutò, pensando che, a più di ottant’anni, non avrebbe avuto l’energia per un progetto del genere. Tuttavia, un sogno gli suggerì che prima di morire avrebbe dovuto lasciare un’opera per il grande pubblico, in particolare per coloro interessati alla crescita personale. Così nacque L’uomo e i suoi simboli, un testo concepito come una sorta di testamento spirituale, scritto con la collaborazione dei suoi allievi e successori. Nell’introduzione, questa vicenda viene raccontata, rendendo ancora più affascinante il libro. Per chi desidera approfondire il pensiero di Jung in modo più accessibile, oltre a L’uomo e i suoi simboli, un’opera particolarmente coinvolgente è la sua autobiografia: Ricordi, sogni, riflessioni.
Buona lettura!
Bibliografia
- Aite P., Paesaggi della psiche. Il gioco della sabbia nell’analisi junghiana, Boringhieri, 2002
- De Luca Comandini F., Immaginazione attiva, in Trattato di Psicologia Analitica, Utet, Torino, 1992
- Hannah B., Some remarks on active Imagination, Spring, New York, 1953
- Hannah, B. Encounters with the Soul: Active Imagination as Developed by C.G. Jung. Santa Monica: Sigo, 1981.
- Jung, C. G. [1916], La struttura dell’inconscio, in Opere, vol. VII. Torino, Boringhieri, 1983
- Jung, C. G. [1916], Septem Sermones ad Mortuos. Arktos Eggero editore
- G. Jung, Richard Wilhelm – Il segreto del Fiore d’Oro.
- Jung, C. G. [1921], Tipi psicologici, in Opere, vol. VI. Torino, Boringhieri, 1969
- Jung, C. G. [1957/58], La funzione trascendente, in Opere, vol. VIII. Torino, Boringhieri, 1976
- Jung, C. G. [1960-1969], The visions seminars, vol. 1 e 2, Zurich, Spring publications, 1976
- Jung, C. G. [1961], Ricordi, sogni, riflessioni (a cura di A. Jaffè), Milano, Rizzoli, 1978
- Jung, Carl. Jung su Active Imagination(1997) Princeton U.
- G. Jung – L’uomo e i suoi simboli.
- C. Hull, bibliografia di tutti i testi junghiani sull’immaginazione attiva, Spring, 1971, p. 115
- Jung, C. G. Il Libro Rosso [1913 – 1930], Bollati Boringhieri, 2010
- Kroke A., L’uso dell’immaginazione attiva nella seduta analitica: alcuni aspetti terapeutici, in Studi junghiani, vol. 10, n.2, 2004.
- Johnson, Robert A. Inner Work(1986) Harper & Row
- Miranda, Punita (2013) L’immaginazione attiva di CG Jung: personalità alternative e stati di coscienza alterati,Jaarboek CG Jung Vereniging Nederland. Nr. 29 (2013), 36-58.
- Rosati O., L’attivazione dell’immagine nello psicoplay junghianoin Trattato di psicologia analiticaa cura di A. Carotenuto, Utet, 1992.
- Tibaldi M., Pratica dell’immaginazione attiva, La lepre edizioni, 2011
- Von Franz M-L., Il processo di individuazione, in L’uomo e i suoi simboli, Tea, Milano, 1964
- Von Franz M-L., L’immaginazione attiva, in Rivista di psicologia analitica, nr. 17, 1978 https://www.massimilianocau.it/wp-content/uploads/2018/11/immaginazione-attiva-von-franz.pdf
Dott.ssa Giulia I. De Carlo
Psicologa Psicoterapeuta Psicoanalitica
Corso Gramsci 133, Palagianello (TA)
Tel. 3201987812