La strana storia del Dr. Jekyll, Mister Hyde e il ritratto di Dorian Gray sono due romanzi che mettono il scena la tematica del DOPPIO, ossia degli aspetti in luce e in ombra dell’animo umano. La maschera è la personalità in luce, quella che si mostra al mondo, mentre nell’ombra soggiacciono quegli aspetti nascosti agli altri e a sé stessi perché, spesso, non accettati. La questione della mancata integrazione delle componenti contraddittorie dell’animo umano è stato oggetto di studio approfondito da parte dello psicoanalista C.G Jung.
Non a caso uno dei suoi ultimi libri è stato “Mysterium coniunctionis”, già nel titolo si individuano due ordini di senso derivanti dalle parole “mistero” e “congiunzione”. Queste richiamano a un concetto caro a Jung, ossia il mistero dell’unione (comunione) degli opposti in un’unica unità. Il tema del lavoro di riconciliazione psichica degli opposti coinvolse l’autore per tutta la vita infatti vediamo che la tecnica psicoterapeutica che sviluppò mirava all’integrazione degli aspetti contraddittori e separati dalla consapevolezza degli individui. Per Jung i sintomi psichici avevano origine da questa condizione di separazione, creando quelli che l’autore definisce complessi non risolti.
In questa ottica si possono leggere i due racconti sopracitati del dottor Jekyll e del personaggio di Dorian Gray in cui si mettono in scena due differenti storie in cui la separazione tra componenti scisse della personalità produce degli effetti su cui i protagonisti perderanno la loro capacità di mantenere un controllo. Si vede in queste vicende come delle parti di se possono avere una vita propria e una propria volontà al di fuori dell’io.
A proposito della doppia natura di tutte le cose Jung fu colpito dall’alchimia poiché attraverso un linguaggio simbolico questa tradizione affrontò la tematica duplice della natura, maschile femminile, sole e Luna, attivo e passivo, bianco e nero ecc.. seppur unita da logiche sottostanti sconosciute. Questa condizione era conosciuta con il termine “Coniunctio Oppositorum” e studiata da diversi teologi e filosofi, Jung partendo da queste premesse volle esprimere il suo personale modo di intendere gli aspetti spesso inconciliabili della dimensione umana. Le sue osservazioni sia nella clinica che nella sua esperienza di analisi personale, lo portarono a un’importante constatazione. Notò un effetto della psiche che se non tenuto da conto poteva essere la causa di stati di sofferenza emotiva. In particolare lui mise in evidenza che più si cercava di seppellire nell’ombra aspetti della propria vera natura e più questi acquistavano forza per venire alla luce sottraendosi al nostro controllo. La non accettazione di parti di se poteva portare a una compartimentazione di questi aspetti nucleari della personalità all’origine di disturbi, che all’estremo potevano trasformarsi in personalità multiple. Questo è ciò che succede in qualche modo ai personaggi dei romanzi.
Jung e la “Coniunctio Oppositorum”. Il mistero della congiunzione degli opposti
Ma ritornando al concetto della “Coniunctio Oppositorum” ossia della “totalità”, nel senso dell’unione di tutte le parti vediamo come questo tema è molto antico e da a Jung delle indicazioni per una riflessione in senso psicologico. Facendo un’indagine storica si osserva che la “Coniunctio Oppositorum” ebbe un posto di rilievo nell’ambito religioso specialmente nei contesti monoteisti. All’interno della religione cristiana fu alla base di tutte le dispute legate alla natura di Dio e alla Trinità. Ma se osserviamo bene da vicino la questione sull’”unità di tutte le cose”, questo tema è rimasto un argomento discusso in tutte le epoche coinvolgendo anche il pensiero moderno.
In riferimento alla natura umana Carl Gustav Jung, grazie anche agli studi sull’alchimia come metafora della trasformazione della personalità affrontò il tema del mistero di come superare le parti in conflitto. “Mysterium coniuntionis” è un testo incentrato sul mistero della comunione degli opposti che coabitano in ogni individuo. In questo testo lo psicoanalista analizza la natura umana e il manifestarsi di aspetti contemporaneamente contrari. Jung si dovette confrontare per tutta la vita con la natura paradossale delle parti scisse dell’individuo che vedono all’estremo il manifestarsi di stati morbosi della psiche. In questo senso il riferimento al Dr. Jekyll e Mister Hyde e al personaggio di Dorian Gray sono un esempio narrativo che richiama storie cliniche ben conosciute in ambito scientifico. In Dorian Gray si mette in scena la dinamica della ferita narcisistica, la mancata accettazione di quegli aspetti non desiderabili, e rappresenta il rifiuto verso ciò che si è per natura e la conseguente rincorsa verso un’ideale che porterà a una serie di effetti. Mentre nel racconto del dottor Jekill e Mr. Hyde si esplica il tema del conflitto delle nostre parti in opposizione le une in competizione tra loro per chi dovrà prendere il sopravvento. Ne vediamo l’alternarsi di due identità separate sia nell’aspetto fisico come nelle dinamiche psichiche: la prima identità rappresentata dal dottor Jekyll, alto, educato, di buoni principi morali e solidale coi suoi concittadini; la seconda, quella che era sempre rimasta nascosta di Mister Hyde, basso, più giovane, gobbo, con braccia corte, mani pelose e tozze e coi propri istinti, l’intelligenza e tutte le energie inclinati gioiosamente al male e alla propria soddisfazione sadica, egoistica, sfrenata, selvaggia e asociale. Si può sostenere che in Dorian Gray alla base di una personalità sociale di successo può nascondersi un difetto nell’autostima o una ferita al narcisismo antico, mentre in Dr. Jekyll e Mister Hyde possiamo vedere la scissione messa in campo nelle personalità multiple come effetto dell’espressione dell’impossibilità di contenere la pulsione aggressiva. Ma ritornando al concetto di unione degli opposti Jung” ci vide dei suggerimenti per superare il declino verso la patologizzazione delle parti in opposizione nell’animo umano, un modo per trovare una loro coabitazione pacifica. Per Jung l’esistenza è una costante ricerca di equilibrio sopra la follia. L’individuo deve costantemente bilanciarsi nei confronti di forze e dinamismi in contrasto. Questa condizione di perenne tensione tra elementi diversi è comunque il presupposto energetico necessario affinché vi sia una vitalità della psiche. Il processo di evoluzione interiore ha come obbiettivo quello di creare un’istanza interna che mantenga insieme aspetti contrapposti quella che alcuni autori chiamano “la funzione di sintesi dell’io”. La “Coniunctio Oppositorum” che significa comunione o unione degli opposti richiama quel processo di sintesi e di equilibrio delle specifiche configurazioni di personalità che diventano più stabili se non sbilanciate da tutti quegli opposti di cui può essere composta. Nel pensiero occidentale e in quello orientale questo tema è stato affrontato in molteplici vesti: narrativo-mitologiche, esoteriche, religiose, filosofiche, psicologiche, scientifiche. Basti qui ricordare ad esempio la traiettoria filosofica che partendo dal pensiero di Eraclito arriva ai giorni nostri, secondo cui tutto ciò che esiste si trasforma nel suo opposto (“Ciò che si oppone conviene, dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella e tutte le cose nascono secondo gara e contesa”). Di opposti si parla anche in Dorian Gray (romanzo che discende dalla tradizione iconologica dello specchio), cioè da quella tradizione che appartiene al Narciso del mito…con le varie sfaccettature e delineature di significato che si può dare alla dimensione umana del narcisismo. Mentre Dr. Jekyll e mister Hyde discende dalla dimensione dell’ombra, in un racconto in cui si mette in scena in maniera drammatica l’autonomia decisionale che le nostre parti in ombra hanno sulla nostra vita. Jung ha scritto molto sul concetto di “autonomia dell’inconscio”, egli dice “l’inconscio è la madre della coscienza”. Lui spiega che all’inizio alla nascita noi siamo governati dall’intelligenza dell’inconscio che indirizza lo sviluppo. Questa dimensione poi si organizza affinché il bambino si rivolga a un car-giver che lo guidi nello sviluppo di un “Io” capace di prendere coscienza delle cose che lo circondano. In questo senso l’inconscio come lo intende Jung ha una sua volontà, un’autonomia, un suo proprio linguaggio iconografico e segue le leggi del processo di realizzazione del “Sé”. Entrambi i romanzi portano all’acme tragica il tema del doppio. Dorian, il narcisista paradigmatico, consegna a un quadro meravigliosamente espressivo la sua parte negativa della sua sostanza psichica e morale. Quest’immagine fedele che imbruttirà progressivamente per l’invecchiamento naturale del protagonista e il progressivo degenerare della sua anima a causa delle repellenti dissolutezze che compirà. Se Dorian è un narcisista ipertrofico, Dr. Jekyll è un moralista: l’uno è innamorato di sè stesso al punto di baciarsi nella sua immagine appena dipinta, il Dr. Jekyll è il custode geloso della sua reputazione, immagine pubblica, e maschera di qualcosa di oscuro. In questo caso sotto il moralista si nasconde tenacemente il narcisismo perversamente rivolto alla difesa del ruolo sociale. Entrambi rispecchiano gli aspetti della natura umana che tra ferite e difese delle apparenze oscilla sempre tra il bene e il male.
Considerazioni conclusive: tecniche terapeutiche per ricongiungere gli aspetti in opposizione interiori, ossia i processi di sintesi dell’io.
Jung dedicò tutta la sua vita nella ricerca di una tecnica per favorire processi di reintegrazione delle parti espulse dalla coscienza. Infatti nella sua pratica clinica il continuo confronto con l’inconscio aveva come obiettivo quello di far emergere quei contenuti nascosti affinché si potesse fare un lavoro di lento riavvicinamento. L’uso dei sogni, dei simboli, degli archetipi o della tecnica dell’immaginazione attiva rispondeva per Jung a questa esigenza. Inoltre lo psicanalista ebbe modo di constatare come l’inconscio avesse una sua inclinazione naturale a risolvere conflitti o complessi interni per cui da qualsiasi parte si cominciava ad un certo punto inevitabilmente, questi contenuti emergevano. Si giunse rapidamente a comprendere come il processo di integrazione di quelle parti nascoste, perché problematiche per se stessi, richiedeva tempo, costanza e motivazione.
Leggi anche l’articolo collegato https://www.giuliadecarlo.it/il-pianto-dell-eroe-forza-o-debolezza-le-lacrime-di-ulisse-la-metafora-del-viaggio-nellinteriorita/
https://www.giuliadecarlo.it/momenti-di-svolta-quando-il-cuore-chiede-pace/
Bibliografia
- Aite P., Paesaggi della psiche. Il gioco della sabbia nell’analisi junghiana, Boringhieri, 2002
- De Luca Comandini F., Immaginazione attiva, in Trattato di Psicologia Analitica, Utet, Torino, 1992
- Hannah B., Some remarks on active Imagination, Spring, New York, 1953
- Hannah, B. Encounters with the Soul: Active Imagination as Developed by C.G. Jung. Santa Monica: Sigo, 1981.
- Jung, C. G. [1916], La struttura dell’inconscio, in Opere, vol. VII. Torino, Boringhieri, 1983
- Jung, C. G. [1916], Septem Sermones ad Mortuos. Arktos Eggero editore
- Jung, C. G. [1921], Tipi psicologici, in Opere, vol. VI. Torino, Boringhieri, 1969
- Jung, C. G. [1957/58], La funzione trascendente, in Opere, vol. VIII. Torino, Boringhieri, 1976
- Jung, C. G. [1960-1969], The visions seminars, vol. 1 e 2, Zurich, Spring publications, 1976
- Jung, C. G. [1961], Ricordi, sogni, riflessioni (a cura di A. Jaffè), Milano, Rizzoli, 1978
- Jung, C. G. Jung su Active Imagination(1997) Princeton U.
- Jung C. G Mysterium coniuntionis. Bollati Boringhieri.
- F. C. Hull, bibliografia di tutti i testi junghiani sull’immaginazione attiva, Spring, 1971, p. 115
- Jung, C. G. Il Libro Rosso [1913 – 1930], Bollati Boringhieri, 2010
- Kroke A., L’uso dell’immaginazione attiva nella seduta analitica: alcuni aspetti terapeutici, in Studi junghiani, vol. 10, n.2, 2004.
- Johnson, Robert A. Inner Work(1986) Harper & Row
- Miranda, Punita (2013) L’immaginazione attiva di CG Jung: personalità alternative e stati di coscienza alterati,Jaarboek CG Jung Vereniging Nederland. Nr. 29 (2013), 36-58.
- Rosati O., L’attivazione dell’immagine nello psicoplay junghianoin Trattato di psicologia analitica a cura di A. Carotenuto, Utet, 1992.
- Tibaldi M., Pratica dell’immaginazione attiva, La lepre edizioni, 2011
- Von Franz M-L., Il processo di individuazione, in L’uomo e i suoi simboli, Tea, Milano, 1964
- Von Franz M-L., L’immaginazione attiva, in Rivista di psicologia analitica, nr. 17, 1978 https://www.massimilianocau.it/wp-content/uploads/2018/11/immaginazione-attiva-von-franz.pdf
Dott.ssa Giulia Iolanda De Carlo
Psicologa Psicoterapeuta
Corso Gramsci,133, Palagianello (Ta)
Tel 3201987812