Le intuizioni di Herbert Silberer e l’influenza che ebbe su C.G.Jung e sul pensiero psicoanalitico successivo
Negli ultimi anni grazie all’emergere di documenti inediti come carteggi, lettere e scritti non pubblicati precedentemente è stato possibile per diversi autori approfondire le questioni dell’origine delle idee della psicoanalisi di Freud e della psicologia analitica di Jung. La diffusione della psicoanalisi si ebbe prevalentemente con l’opera di Freud. L’inizio del 900 vide il diffondersi di una corrente di pensiero che aveva come obbiettivo lo studio dell’inconscio in un epoca in cui molti suoi contemporanei ne negavano l’esistenza. Freud avviò un movimento di esplorazione di questa dimensione umana promuovendone la diffusione. Molti suoi allievi si allontanarono dalla psicoanalisi a causa di visioni della psiche contrastanti con quella di Freud sviluppando nuovi metodi, approcci e teorie. Sia che si fosse dei dissidenti che dei seguaci del maestro il movimento psicoanalitico prese un’accelerazione eccezionale. Nell’arco di un secolo concetti come inconscio, nevrosi, psicosi, interpretazione dei sogni, rimozione ecc.. uscirono dal campo ristretto dei circoli viennesi per entrare di diritto nel linguaggio parlato. La psicoanalisi e i contributi successivi avviarono un progressivo cambiamento culturale, e discorsi sul significato dei sogni, del inconscio e della rimozione ecc.. hanno cominciato a popolare i dialoghi della gente comune per descrivere i loro stati interni.
Ma dove è cominciato tutto questo?
Molti studiosi stanno rintracciando le fila delle origini di questo pensiero che non può essere esploso grazie ad Freud, o ad altri pochi autori, agli inizi del secolo. La storia della psicologia ha fornito molte informazioni in merito, ma alcuni quesiti rimangono ancora oscuri, soprattutto quelli che riguardano alcune intuizioni innovative. Uno tra tutti e C.G. Jung che dopo un iniziale sodalizio con Freud fondò in seguito la psicologia analitica. Grazie a Jung alcuni limiti della teoria freudiana, così come era stata posta inizialmente da Freud, vennero superati o ampliati, pensiamo alla concezione dell’inconscio, oppure al modo di interpretare i simboli e i contenuti dei sogni. Cristina Maillard ha scritto un interessante articolo a questo proposito:
“Herbert Silberer (1882-1923) e Carl Gustav Jung: genesi e sfide di una teoria dell’alchimia” dove analizza le innovazioni della teoria junghiana rintracciandone una possibile origine nell’opera di Herbert Silberer.
Autore, che prima di Jung, scrive e approfondisce tematiche che più tardi diventeranno i capisaldi della psicologia junghiana. Di seguito un estratto del suo contributo. Cristina Maillard come introduzione al suo articolo mette in evidenza l’obbiettivo del suo studio e cosi si esprime:
“Si è talvolta notata una convergenza di vedute tra il viennese Herbert Silberer (1882-1923), che faceva parte della cerchia dei primi discepoli di Freud, e Jung, senza che gli elementi di questa affinità fossero stati analizzati con precisione. L’autore di Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (1914) era interessato all’alchimia come fenomeno psicologico ben prima di Jung, cosa che Jung riconobbe. Altri temi comuni attraversano le loro opere. Come Jung, Silberer aveva una vasta conoscenza delle tradizioni esoteriche e mistiche. Intorno al 1915, sviluppò una teoria del simbolo che si discostava da quella di Freud suggerendo che il simbolo comprende una dimensione prospettica, rivolta al futuro – un’idea che Jung sviluppò a sua volta in Tipi psicologici (1921). Infine, Silberer pubblicò nel 1921 un’opera dedicata alla nozione di caso ( Der Zufall und die Koboldstreiche des Unbewussten ), di cui anche Jung fece un tema privilegiato, con la sua ipotesi di sincronicità (1952). Il mio contributo tenta di apprezzare la portata del trasferimento di idee e rappresentazioni tra lo psicoanalista viennese, morto suicida nel 1923, e l’opera di Jung. L’intenzione è quella di voler contribuire a illuminare quello che è stato il processo di genesi dell’opera di Jung.”
Nel corpo dell’articolo l’autrice passa in rassegna molti concetti cari alla psicologia analitica e con un ruolo importante circa il generale avanzamento del settore psicologico, mostrando come questi già erano presenti nell’opera di Silberer. Merito di Jung è stato quello di averli sviluppati, diffusi e fatti fiorire. Per l’autrice però non si rende giustizia a Silberer se non si considerano le sue intuizioni, e come Jung da queste avesse sviluppato alcune delle sue più importanti idee. A questo proposito la Maillard scrive:
“I contatti e gli scambi all’interno di reti e microcosmi, e la conseguente circolazione di idee, sono tra i fenomeni più interessanti da osservare quando si cerca di ricostruire la genesi delle grandi innovazioni scientifiche – ed è proprio questo quello che è successo nel caso delle teorie sull’inconscio in ambito scientifico nei primi decenni del XX secolo. L’elaborazione collettiva delle idee al momento della fondazione della psicoanalisi, fenomeno certamente ben noto, resta ancora insufficientemente esplorato nella sua reale portata.
Per quanto riguarda Jung più specificamente, le nozioni del suo lavoro sono comunemente considerate il risultato di un background di idee e rappresentazioni che sarebbero specifiche per lui e che avrebbe costruito in disaccordo con le concezioni di Freud. La ricezione dei testi del Libro Rosso , conosciuti fin dalla pubblicazione di quest’opera nel 2009, potrebbe rafforzare tali opinioni: l’autore asserisce a questo proposito che le immaginazioni che avevano dato vita a questo singolare “libro” sarebbero la “materia prima” del lavoro di una vita” (“der Urstoff für ein Lebenswerk”) e che questo farebbe della sua esperienza interiore il fondamento stesso delle sue concezioni, una semplificazione abusiva di una realtà molto più complessa, che deve molto al profondo ancoraggio delle sue idee nel contesti di pensiero contemporanei e le teorizzazioni dei suoi colleghi. I circuiti culturali e in particolare il ruolo di personalità ritenute marginali sono e restano un parametro fondamentale per valutare la genesi dell’opera di Jung. In questo contesto ci concentreremo qui – come già più volte è stato fatto – in studi precedenti, su uno dei primi discepoli di Freud, ingiustamente trascurato, che fu anche uno dei più creativi nell’elaborazione di modelli di interpretazione dell’inconscio. Sarebbe opportuno ampliare il campo di indagine della psicoanalisi ad aree diverse, come il mito e altri prodotti collettivi dell’immaginazione.”
A questo punto è d’obbligo approfondire la questione di chi fosse Silberer e quali furono quelle dee che tanto influenzarono il pensiero dei più illustri innovatori della psicologia. Herbert Silberer nacque a Vienna nel 1882, figlio di una delle personalità più mediatiche della metropoli austriaca, Victor Silberer (1846-1924), grande sportivo e giornalista sportivo, pioniere dell’aeronautica in Austria, che divenne un illustre viennese, e che intendeva che suo figlio gli succedesse. Dopo aver seguito per un certo periodo le orme di questo padre estroverso, il figlio abbandona questi percorsi per dedicarsi a studi approfonditi in vari campi delle scienze umane: filosofia, filologia classica, etnologia, psicologia… Autodidatta molto dotato, appassionato di tutto ciò che riguarda il campo del misticismo e dell’occultismo presente soprattutto nelle tradizioni ereditate dal romanticismo tedesco, fine conoscitore delle teorie prepsicoanalitiche dell’inconscio, Silberer era entrato ufficialmente nel circolo dei primi discepoli di Freud nel 1907, e aveva pubblicato nel 1909 il suo primo articolo: “Bericht über eine Methode, gewisse simboliche Halluzinationserscheinungen hervorzurufen und zu beobachten” , nel periodico Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen di cui Jung era l’editore. È interessante notare che questo studio, che riguarda gli stati crepuscolari della coscienza e l’immaginazione allucinatoria che ne deriva, è apparso qualche anno prima degli esperimenti di Jung che hanno dato origine ai testi e alle immagini del Libro Rosso!
Ma Silberer svilupperà presto visioni divergenti rispetto alle concezioni fissate come dogmi da Freud, e sarà oggetto di critiche talvolta virulente da parte di altri membri della ristretta cerchia del maestro; continuò tuttavia a partecipare con una certa regolarità alle famose “sedute del mercoledì” in cui Freud riuniva i suoi amici più intimi, sedute alle quali frequentava dal 1910, dopo la sua ammissione alla Società Psicoanalitica di Vienna (Wiener Psychoanalytische Vereinigung), e vi partecipò fino al 1 novembre 1922 – poco prima di morire suicida il 12 gennaio 1923 ; le cause di questo gesto non sono state adeguatamente chiarite, e se all’origine ci sia stato un rifiuto da parte di Freud si continua a dibattere. Molto presto, Herbert Silberer si avvicinò a Wilhelm Stekel (1868-1940), che dal canto suo aveva completamente rotto con Freud nel 1912. Stekel, che scrisse il necrologio di Silberer, gli rese un forte omaggio, mettendo in luce la sua acuta intelligenza e spiccata personalità ma anche le sue contraddizioni, le fragilità della sua posizione nel quadro dei rapporti di potere di quel piccolo mondo della psicoanalisi emergente.
Opere e teorie di Silberer
Herbert Silberer è stato un autore prolifico. La sua opera si compone di diverse opere, dedicate ai sogni ( Der Traum , 1919), ma anche a temi come il caso ( Der Zufall und die Koboldstreiche des Unbewussten , 1921) o la superstizione ( Der Aberglaube , 1923) e, soprattutto, all’alchimia e al suo simbolismo: Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (1914) (9) ; ha inoltre pubblicato numerosi articoli, a volte molto dettagliati e sempre ricchi di erudizione, dedicati al mito (10), al processo di simbolizzazione (11) , alla natura e funzione del simbolo, e infine all’analisi dei sogni, ai quali sviluppa un categoria specifica: il fenomeno “funzionale” ( die funktionale Kategorie ) Secondo questa concezione i simboli presenti nel sogno esprimono non i contenuti dell’inconscio, ma lo stato in cui si trova la psiche al momento del sogno e forniscono quindi informazioni sul modo di funzionamento della psiche. Freud si era mostrato molto interessato al lavoro di Silberer su questo punto, prima di criticarlo qualche anno dopo, atteggiamento frequente nel suo nei confronti dei suoi seguaci.
Tutti gli studi di Silberer, una trentina in tutto, apparvero in periodici dedicati alla diffusione del pensiero freudiano: Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen , di cui Jung fu redattore (14) , Imago (15) , Jahrbuch der Psychoanalyse , Zentralblatt für Psychoanalyse und Psychotherapy (16) ; due anni prima della sua morte aveva aderito a un progetto editoriale americano, la rivista Psyche and Eros , che aveva co-diretto con Stekel e che apparve solo per breve tempo.
Una delle personalità più sorprendenti della storia antica del movimento psicoanalitico, Silberer merita molto più di una presentazione in un convegno, e comunque molto più della nota a piè di pagina che i ricercatori gli attribuiscono quando menzionano il suo nome. È l’autore di un’opera alla quale un giorno dovrà essere resa giustizia (18). La ricerca sul suo lavoro ha sicuramente fatto progressi dalla fine degli anni ’80, in particolare grazie al lavoro dello psicoanalista berlinese Bernd Nitzschke (19) , e l’opera magnum di Henri Ellenberger , tradotta con il titolo “Alla scoperta dell’inconscio” , lo cita più volte (20). La lettura dei testi di Silberer è di notevole beneficio per la storia dell’idea di inconscio all’inizio del XX secolo. Esso assume tutto il suo significato nella prospettiva di far luce sui contesti di costituzione dei concetti junghiani negli anni dal 1909 al 1921 (dal periodo delle Metamorfosi e dei simboli della libido a quello dei Tipi psicologici ), ma anche in un periodo successivo periodo in cui Jung pubblicò le sue principali opere sull’alchimia come fenomeno culturale e religioso (dalla fine degli anni Trenta al 1956) (21) . La conoscenza delle idee sviluppate da Silberer è quindi essenziale quando si intende studiare la genesi dell’opera di Jung e in particolare quella delle sue idee sull’alchimia e il suo significato culturale e religioso.
Non è possibile, nello spazio di un breve contributo, dare una panoramica della ricchezza dell’opera di questo pioniere e dei suoi contributi essenziali alla scoperta dell’inconscio. Questo articolo non si concentrerà quindi sullo stesso Silberer e sulla sua interessantissima biografia, né sulla sua opera in generale, ma cercherà di interrogarsi sul “passaggio di idee” o sul “trasferimento” di approcci che possono essere avvenuti in Jung per la sua interpretazione dell’alchimia (22). “Rivalutare” l’opera di Jung, significa anche saggiare l’originalità delle sue concezioni e dei suoi approcci, valutarne più precisamente le influenze, i prestiti, misurando, ovviamente, il divario tra le prospettive.
Ma Herbert Silberer e C.G.Jung hanno prodotti opere simili?
Cristina Maillard scrive a questo proposito:
“ll nome di Silberer è menzionato solo una volta nella biografia di Jung di Deirdre Bair. Anche se Silberer avrebbe assunto per Jung il ruolo di “fornitore di idee”, la realtà di ciò che quest’ultimo gli deve è stata poco valutata nelle ricerche sull’opera dello zurighese (23). Infatti, la corrispondenza tra Freud e Jung menziona più volte Silberer, la prima volta nel 1909 in una lettera di Freud a Jung, in cui il maestro, in risposta ad una domanda di Jung gli chiedeva: “Chi è Silberer? ”, lo presenta così:
“Silberer è un giovane sconosciuto, senza dubbio un «degenerato» abbastanza raffinato; suo padre è un notabile viennese, membro del consiglio comunale e un ‘agente’; ma il suo business è buono e ci permette di comprendere parte dell’opera del sogno.”
Il suo nome riappare più volte nella loro corrispondenza, Freud raccomandando caldamente la pubblicazione di un altro dei suoi studi, “Phantasie und Mythos”, di cui Jung tardò a prendere in considerazione (25). Silberer è citato per le sue idee innovative anche da Alphonse Maeder (1882-1971), amico personale di Jung, a lui vicino nei suoi orientamenti, negli studi che Maeder dedica ai sogni nelle loro dimensioni prospettiche (26) .
Come altri tra i primi freudiani – Abraham, Rank o Stekel – Silberer era fortemente interessato al mito e a tutte le espressioni delle dimensioni collettive dell’inconscio, che sarebbero diventate centrali nella psicologia analitica. Studia il mito affidandosi in particolare alle fonti etnografiche più recenti del suo tempo (Leo Frobenius[1], Adolf Bastian[2]), come testimonia lo studio Durch Tod zum Leben (1915) (27) , che dedica ai miti e ai riti di rinascita tra i primitivi popoli e nella cultura contemporanea. È anche, e questo è essenziale ai nostri fini, uno di quelli tra i primi psicoanalisti ad interessarsi al campo delle dottrine occulte ed esoteriche. È in questo contesto che egli elaborò, negli anni 1910-1911, una teoria del simbolo forte e originale, alla quale sarebbe opportuno paragonare quella enunciata da Jung (28). La “fascinazione per l’occulto” (29) negli anni dal 1890 al 1930 costituisce uno dei maggiori contesti in cui emersero le teorie dell’inconscio al momento della fondazione della psicoanalisi. L’interesse per queste forme di conoscenza è notevole in tutti i settori della cultura e nel mondo delle idee, come testimoniano numerose ricerche antiche e recenti (30) . La questione dell’occulto e del suo statuto era notoriamente centrale nei rapporti di Freud con i suoi discepoli e nella distanza tra Freud e Jung. Quest’ultimo scriveva al maestro l’8 maggio 1911:
“Dovremo conquistare anche l’occultismo […] Ho bisogno di stordirmi per un po’ con profumi magici, per riuscire a comprendere fino in fondo i segreti che l’inconscio nasconde nei suoi abissi.” (31)
Nel gruppo dei discepoli di Freud, Herbert Silberer si distingue per l’accesso privilegiato a questi ambiti che conosce molto bene e che considera una miniera di informazioni insostituibile per la comprensione dei fatti psichici. La constatazione di una prossimità tematica tra gli studi di Silberer e alcuni temi privilegiati dell’opera di Jung è evidente nella lettura delle due opere e si esprime in particolare nell’importanza data ad un approccio non riduttivo al simbolo, nell’insistenza sulle dimensioni collettive dell’essere la psiche e sul significato, per lo studio dell’inconscio, di fenomeni come quelli prodotti dal caso, collocati secondo Jung all’interfaccia tra l’io e il mondo, e infine, nell’interpretazione dell’alchimia e delle sue dimensioni psicologiche. In questo contesto particolare importanza viene data all’idea, espressa da Silberer, di un doppio significato dei sogni. Per lui il sogno è da un lato portatore del significato attribuitogli dalla teoria freudiana, ma dall’altro investito di un altro livello di significato, che Silberer chiama “anagogico”, rivolto verso i fini e non verso le origini, verso il futuro e non verso il passato, e porta quindi con sé una dimensione prospettica , che mostra il cammino da percorrere (“wohin wir gehen”) (32) . Bernd Nitzschke afferma che Jung “ha preso da Silberer l’idea dell’interpretazione anagogica dei sogni, così come si è ispirato ad altre sue opere, sull’alchimia” (33). Silberer notò molto presto nelle sue opere la sua affinità con Jung, di cui citò in particolare la tesi del 1902 sui fenomeni occulti, poi il testo principale: Wandlungen und Symbole der Libido , pubblicato in due parti nel 1911 e 1912 (34) . Egli fa propria la concezione della libido esposta da Jung in questo testo, che vede in essa l’energia psichica stessa: “die treibende Kraft des psychischen Geschehens überhaupt”. Ma come prende posizione Jung rispetto alle idee di questo outsider del circolo freudiano? L’analisi sistematica degli indici della sua opera completa rivela qualche rara occorrenza del nome Silberer nei suoi testi, ma il contenuto di questi riferimenti rimane puntuale. Nei testi degli anni ’20 o ’30 non mancherà, a giro di frase, di riconoscere l’importanza dell’opera principale di Silberer, Probleme der Mystik und ihrer Symbolik , indicandone la lettura (37) o sottolineandone espressamente i meriti (38), astenendosi attentamente dall’esporre le proprie tesi o contenuti. E questi elogi occasionali non arrivano dove ci si aspetterebbe, vale a dire nei numerosi testi dedicati da Jung all’alchimia come fenomeno culturale, anche se la postfazione al Mysterium coniunctionis saluta brevemente – e tardivamente – il merito che va ai viennesi, per essere stato il primo “ad aver scoperto i fili segreti che si intrecciano tra l’alchimia e la psicologia del profondo” (39) .
Come spiegare allora una tale omissione?
Il discorso alchemico è qui considerato, in Probleme der Mystik und ihrer Symbolik , come un discorso completo, strutturato, che riguarda i processi intrapsichici: il soggetto è il soggetto stesso, “Das Studyum ist das Subject”, dice a proposito dell’opera alchemica 64 , riprendendo con una variazione l’espressione di Ethan Allen Hitchcock: “L’uomo era il soggetto dell’alchimia”. Tra gli elementi strutturanti di questo discorso, Silberer evidenzia la nozione di materia prima come ciò su cui si concentra l’ opera , ovvero i materiali inconsci; quello dell’opus alchemico considerato come processo dinamico, e infine la coniunctio come risultato di questo lavoro compiuto sui materiali. Tutti questi aspetti verranno sviluppati più e più volte nei numerosi lavori di Jung sulle tendenze dell’alchimia occidentale, lavori tutti successivi al lavoro di Silberer. Ma le intuizioni di Silberer gli permettono anche di individuare le questioni spirituali e religiose del discorso alchemico e in questo contesto egli intravede l’importanza del rapporto tra la figura di Cristo e la pietra filosofale in alcuni trattati alchemici, tesi che sarà centrale nel lavoro di Jung Psicologia e Alchimia (“Die Lapis-Christus-Parallele”) (65/ . Silberer è anche consapevole dell’importanza di Paracelso nella storia del movimento alchemico. In Probleme der Mystik und ihrer Symbolik , ma anche in un articolo del 1914 pubblicato su Imago, dedicato all’omuncolo ( “ Der Homunculus”) (66) , evoca la figura del medico e alchimista svizzero, di cui conosciamo l’importanza come sarà poi per Jung, che vi dedicò due studi approfonditi (67) . Il testo paracelsiano che Silberer cita in modo privilegiato è proprio il De natura rerum , al quale Jung dedicò un lungo commento all’inizio degli anni Quaranta 68 .
Ma ciò che rappresenta senza dubbio il progresso più importante nell’approccio di Silberer al discorso alchemico è che egli ne fa uno strumento euristico per delucidare i processi in atto nell’inconscio , proponendo accanto a “un’interpretazione psicoanalitica (“psychoanalytische Deutung”) un’interpretazione alchemica (“alchemistische Deutung”) dei prodotti dell’inconscio 69 . Al di là dell’interpretazione della corrente alchemica, Probleme der Mystik und ihrer Symbolik formula anche gli elementi di una teoria della psiche e dei suoi costituenti ed espone l’idea, sorprendente per chi conosce l’opera di Jung, di “tipi elementari» (“Elementartypen” ) identificabili in produzioni simboliche individuali e collettive. Il soggetto sarebbe chiamato a sperimentarlo, ed è da questo contatto che risulterebbe una “estensione della personalità” (“eine Erweiterung der Persönlichkeit”) (70) . Questi tipi, le cui caratteristiche sono vicine a quelli che Jung di lì a poco chiamerà “archetipi”, Silberer li definisce come aventi una “portata universale”, e come costantemente presenti nell’inconscio: […] tipologie che definiscono un piccolo numero di forze fondamentali della psiche, di cui tutti siamo dotati e i cui simboli tipici hanno quindi una portata generale. (71)
La domanda che si pone è quindi quella dell’intensità del rapporto di Jung con quest’opera del suo predecessore viennese all’epoca in cui scrisse, anni dopo, non solo le sue opere sull’alchimia, ma anche molti dei suoi studi sugli archetipi e sull’individuazione. È davvero credibile che abbia ignorato tutto ciò che quest’ultimo aveva chiarito ed elaborato, e tutti i commenti su opere e figure alchemiche che quest’ultimo aveva proposto nei capitoli del Probleme der Mystik und ihrer Symbolik ? Davvero avrebbe potuto “dimenticare” inoltre le concezioni esposte da Silberer su queste costanti universali presenti nella psiche al di là dell’ancoraggio culturale, e sul futuro della personalità concepito come processo mistico, tutti aspetti che accomunano fortemente entrambe le opere? È difficile rispondere in modo definitivo a queste domande. L’autore di Probleme der Mystik era morto nel 1923 e se quindi per Jung non era più possibile dialogare con lui, almeno avrebbe potuto rileggere il suo libro…”
Approfondimenti: gli studi antropologici di Leo Frobenius e di Adolf Bastian
Leo Frobenius (Berlino, 29 giugno 1873 – Biganzolo, 9 agosto 1938) è stato un etnologo e africanista tedesco che, più di ogni altro studioso, contribuì a svelare all’Europa il valore delle culture africane. Con il materiale raccolto nel corso delle sue 12 spedizioni in Africa, sfatò definitivamente l’immagine colonialistica del “negro selvaggio”, mostrando agli europei la molteplicità e la ricchezza delle arti e delle tradizioni africane. Frobenius intraprese, fra l’altro, il rilevamento e lo studio sistematico delle figurazioni rupestri del Sahara, dell’Algeria, della Nubia e del Sudafrica. Trasferì, inoltre, sul piano storico l’attività creativa del simbolo: considerò cioè le antiche culture e quelle dei cosiddetti primitivi come il vasto repertorio di esperienze, comprensibili solo considerando il simbolo come elemento di una conoscenza commossa che trascende l’uomo ed è la determinante prima della civiltà. Con questa teoria Frobenius sconfinava nella metafisica: era un tentativo di interpretare oggettivamente, in etnologia, l’esperienza psichica collettiva; così come, in psicologia, fece Carl Gustav Jung (già discepolo di Sigmund Freud) con la teoria dell’inconscio collettivo. Nel 1898 fondò a Berlino l’Archivio africano; nel 1922 a Monaco l’Istituto di ricerca per al morfologia della civiltà, trasferito nel 1935 a Francoforte, e che dal 1945 prese il nome di Istituto Frobenius. Nel 1923 fu nominato professore onorario di etnologia e storia delle civiltà all’università di Francoforte; nel 1934 divenne direttore del Museo etnografico di quella città. Attraverso i suoi trattati, oltre a informazioni e scoperte di notevole valore, come quella sulle origini della civiltà egizia, elaborò le sue teorie sulle leggi che regolano l’evoluzione delle culture. Le civiltà si sviluppano, secondo lo studioso, per stadi successivi di crescita, maturità e decadenza, dapprima in forma ‘intuitiva’ come nel bambino, poi ‘ideale’ come nel giovane, infine ‘pratica’ come nell’adulto. Il divenire storico è guidato dalle forze irrazionali che muovono dal profondo dell’umanità provocando ‘commozione’.
Adolf Bastian (Brema, 26 giugno 1826 – Port of Spain, 3 febbraio 1905) è stato un etnologo tedesco.Nacque a Brema, in un’agiata famiglia di mercanti. Studiò legge alla Università di Heidelberg, e biologia a Berlino Come medico di bordo di una nave, tra il 1851 e il 1859 compì un lungo viaggio di studio ed ebbe modo di visitare la Nuova Zelanda, l’India, il Perù, il Messico, la California, l’Indonesia e la Cina: ebbe così modo di osservare la presenza di tratti psichici e culturali tra i diversi popoli. La summa di questi studi esposta nel saggio Der Mensch in der Geschichte (1860), vasta sintesi comprensiva di psicologia naturalistica e induttiva Nel 1861 riprese a viaggiare, recandosi nel Sud-est asiatico, dove soggiornò per circa quattro anni. Pubblicò il frutto delle sue osservazioni nel libro “The people of east Asia” È ricordato per il contributo allo sviluppo dell’etnografia e dell’antropologia. I moderni psicologi devono a lui una grande riconoscenza, visto che la sua teoria dell’”Elementargedanke” (idee elementari), ha influenzato Carl Gustav Jung nella elaborazione della teoria degli archetipi e dell’inconscio collettivo.[1] Infatti è stato un precursore del concetto di unità psichica dei tipi umani, e dell’idea che gli individui condividano una base mentale operativa, indipendentemente dalla etnia, dalla razza e dalla estrazione sociale. A seconda della contingenza storica e ambientale, sostenne Bastian, si creano differenti elaborazioni locali dell’”idea elementare”, che definì “mente collettiva”. Per questo motivo girò il mondo, studiando le leggi che governano lo sviluppo mentale, inserite in contesti e condizioni diversi. Secondo Bastian ogni gruppo sociale possiede un tipo di gruppo mentale, un’anima sociale, nella quale la mente dell’individuo è incorporata. Il singolo soggetto, secondo Bastian, è influenzato dal “background sociale”, mentre le “idee elementari” sono la base dalla quale la “mente collettiva” si sviluppa. Sostenne l’ipotesi che il mondo fosse stato diviso in tante differenti “province geografiche”, e che ognuna di queste province sia indirizzata lungo lo stesso percorso di sviluppo evolutivo. Questo approccio fu largamente diffuso nel XIX secolo e venne ripreso dal “metodo comparativo” praticato dagli antropologi come Edward Tylor. Era un sostenitore del metodo di osservazione rigorosamente scientifico, di impronta empirica, al punto da mostrare scarsa considerazione per l’approccio di indagine filosofica del mondo.
[1] Leo Frobenius (Berlino, 29 giugno 1873 – Biganzolo, 9 agosto 1938) è stato un etnologo e africanista tedesco che, più di ogni altro studioso, contribuì a svelare all’Europa il valore delle culture africane. Con il materiale raccolto nel corso delle sue 12 spedizioni in Africa, sfatò definitivamente l’immagine colonialistica del “negro selvaggio”, mostrando agli europei la molteplicità e la ricchezza delle arti e delle tradizioni africane.
[2] Adolf Bastian (Brema, 26 giugno 1826 – Port of Spain, 3 febbraio 1905) è stato un etnologo tedesco.Nacque a Brema, in un’agiata famiglia di mercanti. Studiò legge alla Università di Heidelberg, e biologia a Berlino Come medico di bordo di una nave, tra il 1851 e il 1859 compì un lungo viaggio di studio ed ebbe modo di visitare la Nuova Zelanda, l’India, il Perù, il Messico, la California, l’Indonesia e la Cina: ebbe così modo di osservare la presenza di tratti psichici e culturali tra i diversi popoli.
Bibliografia
1 H. Silberer Problemi della mistica e suo significato simbolico. Prima edizione: Moffat, Yard and Company, New York, 1917.
2 C. G. Jung: Das Rote Buch. Liber Novus . Hrsg. V. Sonu Shamdasani. Düsseldorf: Patmos 2009 (abbreviato (…)
3 Il recente lavoro curato da Sonu Shamdasani, C. G. Jung : A Biography in Books . New York/Londra: W (…)
4 Cfr. Christine Maillard: “Risorgenze dell’alchimia nel primo terzo del XX secolo. Letteratura (…)
5 Sulla figura del padre di Silberer cfr. Hans Plecher (a cura di): Victor Silberer. Ein Lebensbild mit ach (…)
6 Herbert Silberer: “Bericht über eine Methode, gewisse simboliche Halluzinations-erscheinungen he (…)
7 Sui vari aspetti della vita di Herbert Silberer, cfr. Paul Roazen: La saga freudiana , trad. D (…)
8 Questo testo di Wilhelm Stekel apparve nel 1924 sul primo numero della Fortschrittliche Sexualwissen (…)
9 Herbert Silberer: Der Traum. Einführung in die Traumpsychologie . Stoccarda: Ferdinand Enke 1919; (…)
10 Herbert Silberer: “Phantasie und Mythos (Vornehmlich vom Gesichtspunkte der ‘funktionalen Kategor (…)
11 Herbert Silberer: “Symbolik des Erwachens und Schwellensymbolik überhaupt” e “Über die Symbolb (…)
12 Herbert Silberer: “Von den Kategorien der Symbolik”. In: Zentralblatt für Psychoanalyse und Psy (…)
13 Cfr. Sigmund Freud/C. G. Jung: Briefwechsel . Herausgegeben di William McGuire e Wolfgang Sauerlä (…)
14 Libri per studi psicoanalitici e psicopatologici. Hrsg. Von prof. Dottor E. Bleuler (…)
15 Immagine. Zeitschrift für Anwendung der Psychoanalyse auf die Geisteswissenschaften. Hrsg. Von prof. D (…)
16 Jahrbuch der Psychoanalyse. Hrsg. Von prof. Il dottor Sigmund Freud. Redigert von Dr. Karl Abraham und D (…)
17 Cfr. Wilhelm Stekel (nota 8), p. 411; cfr. Bernd Nitzschke (a cura di): Zu Fuss durch den Kopf. Wanderung (…)
18 tesi di Diploma di Studi Avanzati di Marie-Christine Hammer hanno effettuato un censimento (…)
19 Bernd Nitzschke (nota 17).
20 Henri F. Ellenberger: Alla scoperta dell’inconscio (nota 1), p. 418, 460, 575, 595, 603, 664, (…)
21 C. G. Jung: Psicologia e alchimia (1942 ). In: C. G. Jung: Gesammelte Werke . Olten/Friburgo im (…)
22 Cfr. Christine Maillard: “Risorgenze dell’alchimia nel primo terzo del XX secolo ” (nota 4) (…)
24 Lettera di Freud a Jung n° 152, 19 luglio 1909, in Sigmund Freud/C. G. Jung: Briefwechsel (nota (…)
25 Lettera di Freud a Jung n° 209, 18 luglio 1910. Sigmund Freud/C. G. Jung: Briefwechsel (nota 13 (…)
26 Alfons Maeder: “Über die Funktion des Traumes”. In: Jahrbuch für psychoanalytische und psychopa (…)
27 Herbert Silberer: Durch Tod zum Leben. Eine kurze Untersuchung über die entwicklungsgeschichtliche (…)
28 Cfr. i suoi contributi alla teoria del simbolo già citati nelle note 11 e 12.
29 Cfr. il titolo di una mostra tenutasi al Museo d’Arte Moderna di Strasburgo nel 2012.
30 Jean-Pierre Brach/Antoine Faivre/Wouter J. Hanegraaff (a cura di): Dizionario della Gnosi e dell’Esot occidentale (…)
31 Sigmund Freud/C. G. Jung: Briefwechsel (nota 13), p. 465. Lettera di Jung a Freud dell’8 maggio 1911: “ (…)
32 Herbert Silberer: Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (nota 9), p. 160.
33 Bernd Nitzschke (nota 7), p. 270.
34 C. G. Jung: Wandlungen und Symbole der Libido. Beiträge zur Entwicklungsgeschichte des Denkens . IL (…)
35 Herbert Silberer: Probleme der Mystik (nota 9), p. 131.
37 C. G. Jung: “Silberers empfehlenswertes Buch”. GW 7, § 90, n. 4.
38 “Silberer hat in seinem sehr verdienstvollen Werk schon ausführlich auf den psychoanalytischen Geh (…)
39 C. G. Jung: GW 14/2: Mysterium coniunctionis , § 447: “Dem leider zu früh verstorbenen HERBERT S (…)
65 C. G. Jung: GW 12: Psicologia e Alchimia .
66 Herbert Silberer: “Der Homunculus”. In: Io mago. Zeitschrift für Anwendung der Psychoanalyse auf (…)
67 C. G. Jung: “Paracelsus” (1929). GW 15, § 1-17; “Paracelsus als Arzt” (1941-1942). GW 15, § 1 (…)
68 C. G. Jung: “Paracelsus als geistige Erscheinung” (1942). GW 13, §145-238.
69 Herbert Silberer: Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (nota 9), p. 77 ss .
70 Herbert Silberer: Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (nota 9), p. 164 mq. E ‘ovvio che (…)
71 Ibid., pag. 160: “[…] Typen für einige wenige seelische Grundkräfte, mit denen wir alle ausgerüstet (…)
72 C. G. Jung: “Paracelsus” (1929). GW 15, § 1-17; “Paracelsus als Arzt” (1941-1942). GW 15, §18-42; “Paracelsus als geistige Erscheinung” (1942). GW 13, §145-238.
73 C. G. Jung: “Die Psychologie der Übertragung” (1946). GW 16: Prassi della psicoterapia.
74 C. G. Jung: “Die Visionen des Zosimos” (1937). GW 13: Studien über alchemistische Vorstellungen , § 85-144.
75 C. G. Jung: “Der Geist Mercurius” (1942). GW 13: Studien über alchemistische Vorstellungen , § 239-303.
76 Cfr. Christine Maillard: “Risorgenze dell’alchimia nel primo terzo del XX secolo. Letteratura, scienza, psicoanalisi” (nota 4).
77 Cfr. la trilogia di romanzi di Erwin Guido Kolbenheyer: Die Kindheit des Paracelsus. Romanzo ; Das Gestirn des Paracelso. Romanzo ; Il diritto Reich di Paracelso. Romanzo . Monaco: Albert Langen 1917/1921/1925.
78 Herbert Silberer: Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (nota 9), p. 205; su questo argomento cfr. Christine Maillard: “Die ‘mythologisch apperzipierende Wissenschaft’. L’alchimia nella teoria e nella letteratura: Das sonderbar anhaltende Fortleben einer ‘unzeitgemäßen’ Wissensform”. In: Christine Maillard/Michael Titzmann (a cura di): Literatur und Wissenschaften 1890-1935 . Stoccarda: Metzler 2002, p. 165 mq .
79 Cfr. Christine Maillard: “Risorgenze dell’alchimia nel primo terzo del XX secolo . Letteratura, scienza, psicoanalisi” (nota 4), p. 129.
80 Herbert Silberer: Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (nota 9), p. 164.
Christine Maillard , “ Herbert Silberer (1882-1923) e Carl Gustav Jung: genesi e questioni di una teoria dell’alchimia ” , Ricerca tedesca , HS 9 | 2014, 79-96
Sitografia
Christine Maillard , “ Herbert Silberer (1882-1923) e Carl Gustav Jung: genesi e questioni di una teoria dell’alchimia ” , German Research [Online], HS 9 | 2014, pubblicato online il 12 febbraio 2019 , consultato il 16 gennaio 2024 . URL : http://journals.openedition.org/rg/1691; DOI : https://doi.org/10.4000/rg.1691
https://journals.openedition.org/rg/1691#ftn59