Alle volte ci troviamo di fronte a delle scelte e non sappiamo cosa fare. Vogliamo uscire da una situazione difficile che ci crea ansia ma nello stesso tempo abbiamo paura dell’ignoto. Temiamo di passare tutta la vita nell’insoddisfazione ma nelle stesso tempo non abbiamo il coraggio di fare quel salto nel buoi, quella scelta necessaria per uscire dalla sofferenza e rivoluzionare la nostra vita.
Spesso ci troviamo in situazioni difficili non sapendo come affrontarle finiamo per vivere con ansia e angoscia tutto ciò che ci circonda, diamo colpe agli altri pensando che la responsabilità non è nostra e diventiamo insofferenti. Spesso è necessario fare delle scelte che non si ha coraggio di fare. Spesso è necessario cambiare atteggiamento, ma non sappiamo quale sia quello giusto, spesso è necessario affrontare dei problemi che in precedenza avevamo lasciato in sospeso.
Quella grande maestra che è la vita, alle volte non è affatto magnanima, può diventare anche crudele, non lascia correre i nostri errori, anzi ci insegue per insegnarci che tutti i nodi vengono al pettine. Trasforma un semplice ostacolo in un enorme macigno solo per dirci che è lei che comanda e che se non viene affrontato subito un problema più in là si trasformerà in una montagna.
Ciò che ho rimandato ieri per paura, superficialità, svogliatezza domani potrà diventare un colosso che peserà sulla mia vita.
La vita ci insegna che non è possibile scappare dai problemi, che non è possibile rimandarli, che alle volte non serve girandoci dall’altra parte.
Quella grande maestra che è la vita ci ribadisce che tutto ciò che viene rimandato oggi, domani chiederà di essere affrontato con gli interessi. Questo accade perché, alle volte, lasciamo che le emozioni predominino invece del buon senso.
Per esempio prendiamo decisioni a lavoro impulsive per risolvere situazioni problematiche e non ci accorgiamo che non coinvolgere dei colleghi puoi compromettere i rapporti di lavoro.
Diventiamo schiavi dei nostri stessi progetti e degli impegni che ci siamo presi e ci lamentiamo del fatto che non abbiamo tempo per pranzare.
Intraprendiamo una vita matrimoniale solo perché dopo tanti anni o ci si sposa o ci si lascia. Quante volte avete sentito ragionare le coppie in questi termini?
Dunque si mettono in piedi progetti dettati da bisogni collaterali a quello per cui apparentemente si dovrebbero fare una determinata cosa. Per esempio invece di lavorare per vivere bene e sentirsi realizzati spesso si finisce per essere così assorbiti dal lavoro che non si ha tempo per si vivere, e dunque si finisce per vivere per lavorare. Altre volte, prendere titoli, come dottore, responsabile, presidente, ecc… diventa un modo di compensare un sentimento di inferiorità e per poter dire al mondo di essere qualcuno, e così non ci si preoccupa di portare avanti degli incarichi bene, ciò che importa è gridare al mondo quanto siamo importanti.
Oppure ci si sposa per mantenere una routine e fare ciò che i famigliari si aspettano da noi invece di farlo per amore.
Spesso siamo vittime delle nostre debolezze, delle nostre insicurezze, delle nostre incertezze oppure della maschera che ci portiamo addosso questo modo di vivere a lungo andare ci catapultano in un’esistenza fatta di prigioni, insoddisfazioni, noia e alienazione.
La paura di fallire, i sensi di inferiorità, il timore di uscire dalle nostre zone di confort hanno il potere di condizionarci così tanto da diventare quelle motivazioni intorno a cui organizziamo la nostra esistenza dimenticando le cose più importante.
Ci dimentichiamo della cosa più grande, noi stessi.
Dimentichiamo che è il lavoro è fondamentale per un senso di realizzazione personale, dimentichiamo che guadagnare molto senza avere il tempo di godere di quei soldi non ha molto senso, dimentichiamo che si fanno progetti di vita con un partner per amore, dimentichiamo che non è il mondo che ci dà valore in funzione dei titoli, abbiamo valore perché siamo vivi, siamo persone e dunque degni di rispetto a prescindere.
Molti anni fa un maestro spirituale che contemplava anche aspetti di crescita psicologica come obbiettivo per la crescita spirituale affermava che questo stato di cose accadeva perché l’individuo era soggetto a una specie di oblio e di sonno della coscienza.
Egli affermava che l’uomo comune, che non percorre la strada della crescita personale o spirituale, è preda delle sue debolezze per questo non potrà mai realizzarsi, non potrà mai rompere quelle catene che lo tengono legato in un esistenza infelice e non potrà mai diventare ciò per cui è nato. Se l’individuo non comincia a riflettere sulle sue azioni e a domandarsi per quale motivo non è pienamente appagato nella vita, e artefice del suo destino, allora non potrà mai sentirsi pienamente soddisfatto nella sua esistenza.
Per spiegare lo stato dell’uomo comune questo saggio chiamato Gurdjieff utilizzava una metafora, paragonava il comportamento dell’essere umano all’andamento di una carrozza trainata da cavalli, che condotta da un cocchiere portava un passeggero (il padrone della carrozza) dove lui comandava di andare. Egli spiega che tutto prosegue bene se ogni componente del gruppo collabora dietro chiare linee guida del passeggero e il denaro che questo foraggia per mantenere in buono stato i cavalli, il cocchiere e la carrozza.
Immaginiamo che il passeggero cioè il padrone della carrozza ad un certo punto a causa di qualche motivo (si addormenta, o collassa) non si occupa più di dare indicazioni precise sul dove andare al cocchiere, non si preoccupa di pagare affinché possano essere nutriti i cavalli o fare manutenzione alla carrozza. Tutto viene lasciando in balia degli eventi. Per un certo tempo magari il cocchiere potrà andare avanti da solo, fino a quando però cercherà di svegliare il padrone per avere denaro o indicazioni. Non avendo risposte dal padrone il cocchiere, ad un certo punto, disperato cercherà di trovare soluzioni provvisorie e comincerà a prendere iniziative proprie, cercherà di badare ai cavalli come può e a mantenere la carrozza in buono stato; fino a quando non sarà più in grado di affrontare la situazione da solo, o il padrone interviene oppure sarà lo sfacelo! Questo è ciò che in psicologia è definito momento di crisi, quando ci si trova in un momento di non ritorno. In questo stato di solito è l’angoscia e il malessere il segnale che ci avvisa che si è persi di vista la cosa più importante, cioè la nostra felicità. Abbiamo perso di vista che è necessario essere padroni della nostra esistenza, ed essere colui che dice al cocchiere dove andare e provvede a pagare ciò che è necessario per andare avanti.
Gurdjieff affermava che la persona è l’insieme di più parti, il corpo fisico, la mente, le emozioni, la storia personale passata e la coscienza detta anche io permanente. Secondo questo maestro per essere felici è necessario che tutte queste parti siano armonicamente governate da un io centrale, che tiene in considerazione i bisogni di ogni componente, così come un buon padrone di una carrozza provvede a mantener in buono stato i cavalli, la carrozza e il cocchiere.
Egli afferma che affinché si possa andare nella direzione giusta è necessario che il proprietario della carrozza dia indicazioni precise e lasci al cocchiere gestione i cavalli per poterli indirizzare verso la metà precedentemente decisa.
Gurdjieff afferma che spesso le persone non sanno cosa vogliono dalla vita e dunque non sanno dove indirizzare il cocchiere così si limitano a perseguire obbiettivi provvisori. Sono come proprietari di carrozze che lasciano il cocchiere o i cavalli andare dove vogliono.
A lungo andare questa condizione diventa insostenibile perché l’individuo ha un naturale bisogno di realizzarsi e non poterlo fare equivale a essere in prigione e non dare senso alla propria esistenza.
Nella metafora della carrozza Gurdijeff spiega che i cavalli sono uno bianco e uno nero e che rappresentano le emozioni.
Il cavallo bianco raffigura le emozioni dell’amore, della passione e della creatività, tutto ciò che è energia vitale, libido, energia sessuale, mentre il cavallo nero invece è collegato alla paura, alla morte, al bisogno di protezione e alla salvaguardia dalla vita.
E dunque possiamo dire che nella persona albergano due forze distinte fondamentali per la sopravvivenza la pulsione di vita e l’istinto di autoconservazione, anche Freud parlava di queste due forze e le chiamava Eros e Tanatos. Le emozioni che un individuo vive dipendono dal tipo di forza si che si è attivata in quel momento, se si è in pericolo di vita si vivrà la paura legata alla pulsione di autoconservazione. Se invece si è innamorati si vivrà una condizione di creatività e di benessere legato alla pulsione di vita e al desiderio di stare con il partner. Se queste due forze non sono in armonia potrà accadere che una persona potrà essere sbilanciata nella sua vita e fare le scelte in funzione di quell’emozione tendenzialmente predominante.
Nei termini della metafora della carrozza è come se il cocchiere debba gestire dei cavalli che non vogliono andare nella stessa direzione, il cavallo più forte prevarrà sull’altro cavallo e tutta la carrozza tenderà ad andare in quella direzione. Allo stesso modo per esempio può succedere che persone molto paurose possano scegliere di mantenere un lavoro che odiano per paura di rimanere disoccupate, rimanendo nel disagio tutta la vita, a scapito della realizzazione lavorativa o di una qualità di vita dignitosa. Se la paura è un’emozione che ci accompagna spesso nella nostra vita faremo delle scelte legate alla necessità di trovare un luogo sicuro diventando poi dipendenti da quel luogo. Se invece ci lasciamo dominare dalle passioni (e dunque dalle pulsioni vitali) potrebbe succedere di fare delle scelte irrazionali dettate dall’impulso del momento, potremo non riuscire a ponderare le situazioni correndo il rischio di cadere in fallimenti colossali.
Monsignor Gurdijeff utilizzava la metafora della carrozza per spiegare alle persone la necessità di trovare un giusto equilibrio tra gli impulsi vitali e creativi e l’istinto di autoconservazione.
La natura ha provveduto ad equipaggiare l’individuo di abilità per sopravvivere e abilità per continuare la specie grazie a queste forze che sono innate e insite nel nostro corredo genetico.
L’individuo anche se non se ne accorge è in continuazione collegato con queste forze che esistono in lui ma anche in tutta la natura, in tutte le piante e in tutti gli animali. La legge della pulsione di vita e di morte, del bisogno di protezione e di creatività, della yin e dello yang, è una legge universale che ci ricorda che gli opposti nella natura danzano un ballo armonico in cui si compenetrano, si accompagnano e si compensano. In questo fluire l’individuo può opporsi a questa evoluzione oppure lasciarsi scivolare con le energie che lo circondano. Il suo atteggiamento nel confronti di ciò che inevitabilmente cambia intorno a lui dipenderà dalle sue emozioni e da come intende vivere la sua vita.
L’adattamento è il benessere di ogni essere vivente, una pianta o un animale, dipende da come nell’ambiente si crea un equilibrio tra la necessità di protezione per la salvaguardia della vita e la spinta verso la continuazione della specie, la creatività e l’esplorazione. Questo equilibrio è necessario affinché bisogni opposti possano essere soddisfatti, quando la persona riesce a trovare questo equilibrio sembra che l’universo gli sorrida. Quando si riescono a soddisfare i propri bisogni opposti sembra che per magia tutto va’ per il verso giusto, l’umore migliora e ci si sente ottimisti e positivi. Si comincia a guardare il mondo con occhi diversi… e increduli osserviamo fortunate coincidenze… sembra quasi che un Dio giusto ci guardi con occhi magnanimi e voglia aiutarci … e congratularsi con noi.
Quando finalmente riesci a prendere le redini della tua vita il mondo ti sorride e con esso tutto l’universo. Se sei sulla strada giusta lo sentirai nella tua profondità, ti sentirai felice e sentirai una grande forza nel tuo cuore… e lì tutti i dubbi scompariranno.
Grazie dell’attenzione
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitico
Dott.ssa Giulia I. De Carlo
Studio in: corso Gramsci 133, Palagianello (Ta)
tel 3201987812 email: giuliadecarlo@hotmail.com