“Siamo venuti al mondo per essere noi stessi” … HILLMAN e il “codice dell’anima”
Hillman scrive: “La teoria della ghianda dice, che io, voi e chiunque altro siamo venuti al mondo con un’immagine che ci definisce. … E questa forma … questa idea… questa immagine non tollerano divagazioni. Questa immagine innata dentro di noi possiede un’intenzionalità Angelica o Daimonica , come se fosse una scintilla di coscienza.” Hillman ritiene che un Diamon (una specie di spirito guida o nella nostra tradizione un angelo custode) ha a cuore che noi realiozziamo tale missione perchè è quello il compito che ha scelto.
James Hillman nel libro il “codice dell’anima” di manda un messaggio di grande amore e saggezza.
Lui ci invita a credere in noi stessi e alla possibilità di poterci realmente realizzare come persone. Lui crede fermamente che in ogni uno di noi ci sia una speciale vocazione e che l’inconscio agisca in modi, per noi, inspiegabili e misteriosi perché spinto da un’energia che ci vuole artefici del nostro destino.
Come se esistessero delle spinte fondamentali che ci ponessero nella necessità di allineare la nostra vita su questa traiettoria, in qualche modo già precostituita; al di là degli accidenti della vita, dei contraccolpi naturali, che, l’essere uomini e donne porta con sé nel mondo concreto.
Hillman si rifà direttamente al mito del Diamond sull’anima che appartiene ad un’antica tradizioni occidentali ma che in realtà è presente in tante altre tradizioni presenti in tutto il mondo antico e non.
Egli critica la psicologia dei suoi tempi e non molto… è cambiato oggi giorno, nel suo libro scrive:
“Pur con tutta la sua riluttanza ad accogliere nel suo proprio campo di studio il destino individuale, la psicologia ammette che ciascuno di noi ha una propria Costituzione e che ciascuno di noi, ha dispetto di tutti e di tutto, è un individuo unico e irripetibile. La teoria della ghianda dice, e ne porterò le prove che …io a voi e chiunque altro, siamo venuti al mondo con un’immagine che ci definisce.”
La ghianda è intesa proprio come immagini di piccolo di quello che diventerà la Quercia dopo.
Nel suo libro continua con questo concetto: -“ l’individualità risiede in una …causa formale… per utilizzare un vecchio linguaggio filosofico che risale ad Aristotele, oppure nel linguaggio di Platone e di Plotino del neoplatonismo rinascimentale …ciascuno di noi incarna l’idea di se stesso”. E questa forma questa idea, questo Daimon, questa immagine, non tollerano divagazioni, teorizzo, dunque, che questa forma attribuisce all’immagine innata dentro di noi, un’intenzionalità Angelica o Daimonica, come se questa entità possedesse una scintilla di coscienza. Inoltre questa “l’immagine” il Daimon ha a cuore il nostro interesse perché ci ha scelti”
Hilman parte dall’anima e dall’archetipo, due concetti Junghiani, fermamente convinto che gli archetipi sono le radici dell’anima.
Quanto agli archetti, Hillman li definisce “i modelli più profondi nel funzionamento psichico, come le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi il mondo, le immagini attraverso cui, continuamente la vita psichica ritorna per realizzare tutte le sue teorie.”
Le parole di Hillman sono un concentrato di concetti fondamentali sulla natura dell’essere umano come in esso ci sia una naturale tendenza a realizzare il proprio potenziale. Inoltre nei confronti della moderna psicologia fa un efferato ammonimento affermando che i suoi colleghi contemporanei hanno profondamente dimenticato il loro ruolo, attribuendosi meriti che non hanno.
Egli ribalta il concetto egocentrico di alcuni medici dei tempi moderni che ritengono che la cura dipende da loro. Egli critica questa posizione egoica ridimensionando il merito del terapeuta. Egli ribadisce che: “il potere della guarigione dei mali dello psichico, ossia dei mali dell’anima, non risiede nella persona del medico o dello psicologo ma nel potere di autoguarigione che l’individuo possiede in sé. Il terapeuta ha il potere nell’accompagnare l’altro nella scoperta di quelle risorse che non sapeva di possedere”.
L’altro, l’amico, lo sciamano così come il terapeuta che si avvicina al mal di vivere del prossimo può agire da curatore, solo di quella parte che ha per qualche verso bloccato la capacità della persona di auto- aiutarsi, di auto-guarire, di auto-riprendersi le redini della sua vita.
Quando non c’è la facciamo da soli, quando il mal di vivere ci attanaglia il cuore, le delusioni, i tradimenti e le malattie ci portano via qualcosa di importante, il vuoto che emerge a volte diventa quel luogo buio in cui ci perdiamo.
In quei momenti abbiamo bisogno di guide per strapparci dai labirinti del nostro cuore malato. In quelle fasi, in quei momenti lunghi e travagliati, dove siamo soli in relazione al nostro dolore più profondo, convinti che niente e nessuno potrà sollevarci da tanto male, in realtà qualcosa si muove in noi e ci spinge a reagire.
In questo preziosa è quella voce, che dal profondo mai manca di parlarci, nonostante le nostre convinzioni pessimistiche che… “tutto andrà nel migliore dei modi“. Lì sottovoce nel buio qualcuno sempre sussurra: “non è vero”, “tutto andrà bene”.. “Non tutto è perduto”. In fondo al nostro cuore per tutta la vita, sino a quando esaleremo l’ultimo respiro questa voce abiterà in noi volenti o nolenti ricordandoci che c’è forse “ qualcosa di più oltre quello che pensiamo e che conosciamo”.
Grazie dell’attenzione
Psicologa, Psicoterapeuta psicoanalitico
Dott.ssa Giulia De Carlo
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